Infiltrazioni mafiose all’Expo e alla Fiera di Milano. Lo rivela un’inchiesta della Dda milanese che ha portato all’arresto di undici persone, tra cui un avvocato. Le accuse sono di riciclaggio e associazione a delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. Secondo la Guardia di Finanza si tratterebbe di un giro di affari di 20 milioni di euro (in appalti) in tre anni, con l’Ente Fiera Spa e Nolostand spa, società interamente controllata da Fiera Milano.
Al centro dell’indagine c’è il consorzio di cooperative ‘Dominus Scarl’ che si è occupato dell’allestimento di stand alla Fiera di Milano nonchè della realizzazione dei padiglioni dell’Expo di Francia, Guinea equatoriale, Kuwait e dello sponsor Birra Poretti. Secondo quanto è emerso dalle indagini iniziate nel 2014, le varie società erano intestate a dei prestanome di Giuseppe Nastasi, l’avvocato del Foro di Caltanissetta Liborio Pace e Danilo Tipo, ex presidente della Camera penale della città.
L’ordinanza, riportata oggi da Repubblica riporta che “Nastasi è apparso subito in rapporti molto stretti con Liborio Pace (con cui è socio), già imputato per appartenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia e che dalle indagini appare come elemento di collegamento con detta famiglia partecipando all’attività di riciclaggio del denaro provento dei reati tributari”.
Al centro del sistema il clan mafioso dei Pietraperzia, ai quali arrivava il denaro riciclato in Sicilia, frutto di un giro di fatture false create ad hoc dalle varie società per coprire fondi neri.
All’ordinanza di custodia cautelare sono seguite numerose operazioni di sequestro preventivo dei beni, ancora in corso.Per ora sono stati sequestrati dal Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza), circa cinque milioni di euro, tra cui 400mila trovati in un camion guidato da Liborio Pace e 300mila dell’avvocato di Caltanissetta Danilo Tipo.
Gip Mannocci: qualcuno ha girato la testa dall’altra parte. è chiaro che “un meccanismo quale quello emerso dalle indagini – ha sottolineato nell’ordinanza Mannocci – sia stato reso possibile da amministratori di aziende di non piccole dimensioni, consulenti, notai e commercialisti che, in sostanza, non hanno voluto vedere quello che accadeva intorno a loro”.
P.M.
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