Il terremoto procurato all’alba di oggi con l’arresto nell’ambito dell’inchiesta per Mafia Capitale di politici, molti dei quali dello stesso partito del sindaco di Roma, ma soprattutto con ruoli assegnati all’interno di Palazzo Senatorio, dovrebbe se non far tremare almeno impensierire Ignazio Marino. Che, invece, è felice di poter spargere nuove dichiarazioni. Innanzitutto è “estremamente orgoglioso e felice del lavoro del procuratore Pignatone che dal suo punto e per la sua area di lavoro sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo facendo dal punto di vista amministrativo”. Sembra che gli arrestati tra i quali spicca Mirko Coratti, presidente del consiglio comunale (ma ci sono anche Ozzimo, Tassone e Pedetti), facciano tutti parte del mondo passato, di quello non conosciuto dall’attuale sindaco della Capitale, in carica ‘solo’ da due anni, perché “in Campidoglio oggi abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale merita”.
Ma tra il suo pensiero e la realtà c’è una certa discrepanza che non può passare sotto silenzio. Motivo per cui il Movimento cinque stelle romano con una nota chiede le dimissioni del primo cittadino: “Quanto accade in queste ore è l’ennesima prova che il sistema dei partiti è totalmente marcio, ivi incluso il PD romano già commissariato, che governa indegnamente questa città e che è totalmente coinvolto nell’indagine con diversi suoi esponenti – scrivono i rappresentanti del M5S – Ora vedremo se Marino, Orfini ed Esposito avranno il coraggio di affermare che la nostra richiesta di dimissioni del Sindaco sia assimilabile alle richieste della mafia”.
Ma Marino, con la sicumera che gli è propria, continua la sua sfida e dichiara che “la linea amministrativa che abbiamo assunto in questi due anni di governo sta dimostrando che veramente, come avevo promesso in campagna elettorale, stiamo cambiando tutto”. “Una politica antica non solo nei metodi, ma anche nei contenuti, e in alcuni casi gravemente colpevole è stata allontanata da me”, è la sua convinzione.
E con tutta la sua tracotanza il sindaco chirurgo, che anche per Fratelli d’Italia “non è giusto che finisca questa consiliatura”, a chi gli chiede se si ritiene ferito per il presunto coinvolgimento di esponenti del Pd nell’inchiesta su Mafia Capitale risponde: “Il Pd è il popolo delle persone perbene, il popolo che mi ha eletto e mi sostiene. È il popolo che in questa città sta comprendendo quale conflitto epocale stiamo conducendo in città. Abbiamo eliminato monopoli che esistevano da 50 anni, introdotto atti amministrativi che impediranno di fare senza trasparenza, e ogni euro dei romani viene speso con strumenti di evidenza pubblica”.
“Non è giusto finire questa consiliatura, bisogna attivare la procedura di scioglimento immediato perché Roma è allo sbando e i cittadini lo vedono”. Così il capogruppo di Fratelli d’Italia ed ex assessore della Giunta Alemanno, Fabrizio Ghera, arrivando in Campidoglio, a chi gli chiedeva cosa accadrà ora all’amministrazione comunale alla luce della “nuova ondata” dell’inchiesta “Mafia Capitale” e al centrodestra. “Mi sembra evidente che il problema sia all’interno del centrosinistra e di questa amministrazione. Abbiamo partite importanti come Multiservizi o i concorsi bloccati. Quindi il problema non è solo l’intervento della magistratura ma è un problema generale di gestione della città”, ha aggiunto Ghera.
Rimane il fatto che alla luce della ‘nuova ondata’ dell’inchiesta “Mafia Capitale” potrebbe prospettarsi un commissariamento dell’amministrazione Marino. Per il momento l’assessore alla Legalità, Alfonso Sabella, usa toni e parole rassicuranti: “In questo momento risulta difficile dire che il Comune sia infiltrato dalla mafia, che sia in mano alla corruzione e che non sia in grado di lavorare. Invece sta lavorando con la massima trasparenza anche se con un po’ di lentezza..”. Comunque, anche se non mostra “nessuna paura”, qualora dovesse essere intrapresa la strada del commissariamento Sabella dichiara che “non potremo che rispettare e accettare questa decisione. Credo però che bisognerà valutare bene questa decisione perché siamo andati ben oltre quello che c’è anche nell’ordinanza. I fatti evidenziati nell’ordinanza di custodia cautelare con le nuove regole oggi come oggi, con le regole che noi abbiamo al Comune di Roma, non sarebbero più possibili”.
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