Forse tra un anno a Roma si torna a votare. Come Torino, Milano, Bologna e Napoli, anche gli abitanti della Capitale potrebbero essere chiamati, con un paio d’anni d’anticipo sulla scadenza, a rieleggere il primo cittadino. A dirlo è il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un colloquio con Massimo Gramellini pubblicato su La Stampa di oggi.
“Ah, ma adesso basta, si cambia – dice Renzi commentando il voto non positivo per il PD ai ballottaggi di domenica scorsa per le amministrative – Anche perché tra un anno si vota nelle grandi città. Torino, Milano, Bologna, Napoli, forse Roma”. Roma?, chiede il giornalista: “Se torna Renzi 1 – ha detto il premier – fossi in Marino non starei tranquillo”.
A questo punto, dopo gli arresti nell’ambito dell’inchiesta per Mafia Capitale, che interessano diversi uomini della squadra capitolina, sarà forse il caso che il sindaco Ignazio Marino inizi a riflettere sulla possibilità di fare a breve le valigie e cambiare domicilio? Per ora, con la freddezza del chirurgo di estrazione anglosassone, a chi gli chiede alla luce della notizia apparsa su La Stampa e ripresa da tutti i media, se stia pensando alle dimissioni, il primo cittadino di Roma si limita a dire: “Oggi stiamo parlando dell’annuncio del Teatro dell’Opera e, anzi, noi pensiamo al futuro della città. Una città che cammina e va avanti”.
Sulla possibilità di sciogliere Roma Capitale, interviene l’assessore alla legalità, Alfonso Sabella, per il quale le condizioni per farlo non sussistono. “La legge sullo scioglimento dei comuni non è mirata per le grandi città. E’ una legge può essere usata per comuni molto più contenuti- dice Sabella, intervenendo a Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio – Pensate a Reggio Calabria, che ha la metà degli abitanti di un municipio romano. I meccanismi previsti dalla legge per amministrare Roma in caso di scioglimento del comune per mafia sarebbero del tutto insufficienti. Le condizioni per sciogliere il comune non sussistono. L’infiltrazione che c’è stata è gravissima ma è molto più importante il discorso da fare sulla tenuta democratica della città. La città e l’amministrazione hanno tenuto. La parte amministrativa vera della città è sana e anzi risulta aver fatto di tutto per contrastare questo fenomeno. Non ci sono le condizioni per sciogliere il comune di Roma per mafia”. “La fotografia reale di Roma è diversa da quella fatta dall’ordinanza, che è stata scritta su realtà pregresse – continua Sabella – Vorrei capire per quale strana ragione tutti i giornali dicono che la relazione del Mef è arrivata a gennaio, quando in realtà è arrivata ad aprile, non ho capito perché tutti i gennaio dicono gennaio: Questa relazione è stata consegnata il 4 aprile e c’è una differenza molto rilevante, visto che ci sono quattro mesi di differenza. La relazione è stata letta, sono state viste alcune criticità, si è intervenuto sulle criticità maggiori. Certe volte penso che ci sia una regia di qualcuno che spinga affinché si arrivi allo scioglimento del comune di Roma. Ma non possiamo buttare la città al massacro. Sciogliere Roma sarebbe una follia”.
Ma non tutti gli uomini della squadra di Marino sono in sintonia con la sua linea politica. Il deputato del Pd e coordinatore del XIII municipio di Roma, Andrea Romano, ai microfoni di Radio Radicale ha dichiarato:“Non penso che l’intervista di Matteo Renzi segni la fine dell’esperienza di Ignazio Marino a Roma. Il primo cittadino resta un ottimo sindaco. Allo stesso tempo però è chiaro che lo scandalo di Mafia Capitale chiama in causa tutti e nessuno può tenersi fuori. Il sindaco Marino dovrebbe guardarsi allo specchio con molta franchezza e assumersi le proprie responsabilità, così come ha fatto tutto il Pd romano con il commissariamento di Matteo Orfini”. “Marino – aggiunge Romano – deve fare un passo indietro per riconoscere quello che non ha funzionato nella prima fase della sua giunta. Fa bene a denunciare l’esistenza di alcuni pezzi della sua maggioranza che hanno remato contro di lui. Da un amministratore ci si deve aspettare il massimo rigore e trasparenza su errori, giusitificabili, ma che ci sono stati. Questo è il metodo del Pd che oggi credo Marino sia in grado di usare nei confronti della sua attuale maggioranza”, conclude Andrea Romano.
L’opposizione è ovviamente molto più dura e per bocca del Capogruppo di Forza Italia della Regione Lazio Antonello Aurigemma commenta che forse “Marino non s’ è accorto di essere rimasto solo. L’intervista al premier Renzi di oggi sulla stampa, altro non è che un chiaro invito al Sindaco a farsi da parte. Dopo le continui crisi all’interno della sua maggioranza, dopo le inchieste di mafia capitale, il dossier del Mef, adesso arriva un’altra grana per il Sindaco, e gli giunge direttamente dal Governo, che lo ha platealmente abbandonato, lasciandolo solo. Penso che ormai il marziano catapultato a Roma – conclude Aurigemma -si debba rendere conto che la sua disastrosa esperienza alla guida del Campidoglio è arrivata ai titoli di coda. Per il bene della città e dei cittadini, è opportuno che faccia un passo indietro. Stesso discorso vale per il presidente della regione Zingaretti: così non si può continuare, Comune e Regione devono tornare al voto”.
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