Basterebbe dire “sono un malato cronico” per poter comprendere in quella quattro parole tutta la storia di cure, medicine, controlli, costi e disagi. Per chi ne è colpito, per la sua famiglia che lo assiste, per la società tutta in termini di ripartizione della spesa sanitaria.
Ma non è tutto. Perché spesso, e in misura crescente in rapporto anche alla cronicizzazione delle malattie -ad esempio il diabete, a larghissima diffusione in tutto il mondo e destinato ad aumentare nel prossimo futuro con il progressivo invecchiamento della popolazione e l’incremento delle condizioni di rischio che ne precedono l’insorgenza – su queste persone penalizzate da una malattia i cui sintomi che non si risolvono nel tempo né giungono a miglioramento, pesa anche un disturbo psicologico che ne aggrava le condizioni.
In Italia ad avere una diagnosi di patologia cronica sono il 40% dei cittadini. Di questi poco più della metà ha ben due patologie croniche, ma per fortuna il 41,5% dei casi è in buona salute.
Il disturbo psicologico interessa oltre un terzo (35%) di tutti i malati cronici. Un’aggravante che comporta un aumento dei costi di 3.500 euro a malato ogni anno, ovvero 2,8 miliardi se moltiplicato per il numero complessivo di malati cronici.
Questi dati sono stati analizzati nel primo meeting nazionale degli psicologi che lavorano sulla cronicità, promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), che si è svolto a Roma per promuovere e approfondire il ruolo dello psicologo nell’assistenza alle persone con malattie croniche. Figura che sta assumendo sempre più importanza perché l’andamento delle malattie croniche, sia dal punto di vista dell’evoluzione della patologia che della qualità della vita e dei costi economici, è molto legato a fattori di tipo psicologico. E il sistema di cure e di assistenza avvalendosi di competenze di tipo psicologico-può certamente essere meglio gestito.
Le malattie croniche non hanno un agente batterico o virale di trasmissione, per cui non c’è un evento acuto e poi una guarigione. Parliamo di malattie metaboliche, come il diabete, malattie respiratorie, endocrine, immunitarie, cardiovascolari, molte malattie neurologiche e oggi anche quelle oncologiche sono considerate malattie croniche. Rappresentano l’80% delle patologie con cui, soprattutto nel mondo occidentale oggi ci si confronta rivolgendoci al servizio sanitario.
Perché lo psicologo
Perché “l’incidenza della depressione nelle malattie croniche va dal doppio al quadruplo” rispetto all’incidenza nella popolazione normale”, dice David Lazzari, esponente dell’Esecutivo Cnop e presidente dell’Ordine degli psicologi dell’Umbria. “Con un problema di depressione, o di ansia, abbiamo un decorso della malattia tendenzialmente peggiore”. Alcuni studi epidemiologici hanno “esaminato la differenza tra avere il diabete e avere il diabete associato ad un problema di depressione”. È emerso che l’associazione aumenta molto le complicazioni che la malattia dà normalmente.
La depressione aumenta i costi
Non è il costo della depressione di per sé a preoccupare, quanto il fatto che le persone con malattie croniche non solo vivono la malattia molto peggio, amplificando spesso i sintomi, ma “soffrono uno stress più elevato che incide da un punto di vista biologico e fisiologico sul decorso della malattia stessa. Emergono più complicanze e si crea la necessità di un maggior numero di interventi medici che spiega un aumento dei costi che va dal 60 al 300%”, osserva ancora Lazzari.
Da uno studio su 522 test e 116 mila persone è emerso che l’effetto medio degli antidepressivi è dello 0.3: un effetto molto modesto se paragonato a quello della psicoterapia che è dello 0.6, il doppio. Senza contare che gli antidepressivi, se sospesi, producono effetti negativi importanti causati dall’astinenza.
Prediligere un colloquio psicologico al farmaco è allora la strada più sicura per raccogliere benefici dalle cure necessarie. Certo, la psicologia come non cura il cancro anche nel caso delle malattie croniche non avrà effetto taumaturgico. Ma aiutando ad abbassare, o contenere, i livelli d’ansia – come nel caso illustrato da Lazzari al meeting del 7 giugno: “Dieci sedute di psicoterapia erogate a 200 donne con tumore al seno hanno evidenziato una modifica di 91 geni e un’attivazione genica protettiva della persona e un’abbassamento dell’infiammazione” – offrire al paziente una condizione di benessere psicofisico da non sottovalutare.
Alessandra Binazzi
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy