Ok alla fiducia al Senato alla manovra. Fiducia che arriva alla vigilia della riunione della Bce che potrebbe decidere di non acquistare più i titoli italiani. Le opposizioni, pur contrarie, non hanno fatto ostruzionismo, come già avvenne con la manovra di luglio. Resta inevaso il capitolo della crescita, con il Fondo monetario internazionale che ha tagliate le stime dell’Italia, scenario che renderebbe più difficile al nostro Paese abbassare il rapporto tra debito e Pil. L’aula del Senato ha approvato la fiducia con 165 voti a favore e 141 contrari. Il testo passa alla Camera per la conversione del decreto in legge.
La nuova versione della manovra ne rafforza i saldi (più 4,3 miliardi) portando la correzione complessiva dei decreti estivi a 54,265 miliardi.Il tutto grazie a misure che danno un gettito non aleatorio come invece era quello derivante dalla lotta all’evasione. La norma di maggior impatto è l’aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 21%, che nel maxi-emendamento è accompagnata dall’innalzamento graduale dell’età pensionabile delle lavoratrici del settore privato e dal contributo di solidarietà per i redditi oltre i 300mila euro.Misure con un gettito certo erano state sollecitate dal presidente Napolitano lunedì e martedì dalla commissione Europea attraverso il vicepresidente Antonio Tajani, dopo le parole del presidente della Bce, Jean Claude Trichet a Cernobio, interpretate come il preludio alla decisione della Bce a non sostenere più i Bpt sul mercato. E lo stesso Tajani aveva detto che la manovra “va nella giusta direzione”. L’opposizione, sollecitata dal presidente Napolitano, ha evitato come avvenne a luglio l’ostruzionismo, ma sul merito non ha fatto sconti nelle sue critiche. “L’importante è fare presto. Noi comunque non condividiamo la manovra e voteremo contro”, ha sintetizzato il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Per Pierluigi Bersani, segretario del Pd, “il taglio ai servizi locali, il taglio delle detrazioni fiscali e l’Iva fanno cascare tutta la manovra addosso ai ceti popolari”. Il che avrà pure un effetto recessivo. Anche il fronte dei sindaci si è piegato alla necessità di approvare in settimana la manovra, ma con Gianni Alemanno chiede una “successiva correzione” ai tagli.A fronte dell’assenza di ostruzionismo le opposizioni avevano chiesto l’eliminazione almeno del famigerato articolo 8. Ma dopo una nottata di trattative il maxi-emendamento ha confermato quell’articolo. L’evocazione di governi di larghe intese ha infatti spinto il premier Berlusconi a bloccare ogni ipotesi di confronto con le opposizioni, che avrebbe potuto aprire a scenari per lui indesiderati. Di qui la fiducia che blinda la maggioranza e isola chi, come Beppe Pisanu, apre ad altri tipi di governo.
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