Niente carcere per l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino: è stato assolto dall’accusa peculato, truffa e falso nell’ambito del processo sul caso scontrini e le consulenze della Onlus Imagine. La Procura aveva chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi.
Un vero colpo di scena se si pensa che lo scandalo delle cene pagate con carta di credito del Campidoglio. La sentenza è stata pronunciata dal gup Pierluigi Balestrieri, che ha respinto le richieste dei pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo. La Procura aveva infatti sollecitato per Marino la pena di 3 anni e un mese di reclusione, scontata di un terzo per la scelta del rito abbreviato. Il Campidoglio, costituito parte civile, aveva chiesto 600mila euro di risarcimento per il danno d’immagine procurato alla città. Per la Procura, il chirurgo di centrosinistra avrebbe pagato con la carta di credito del Comune 56 cene private, fatte passare come “incontri istituzionali” negli scontrini di servizio, per l’ammontare di circa 13mila euro. Nel capo d’imputazione i pubblici ministeri scrivono che Marino avrebbe pagato i pasti «nell’interesse suo, dei congiunti e di altre persone non identificate», cagionando «un ammanco stimato in euro 12.716». Questa condotta gli costava la contestazione di peculato. Il falso, invece, sarebbe stato commesso in relazione alle «disposizioni impartite al personale affinché formasse dichiarazioni giustificative inserendo indicazioni non veritiere, tese ad accreditare la natura istituzionale dell’evento e apponendo in calce alle stesse la di lui firma», si legge nel capo d’imputazione. L’accusa di truffa si riferisce infine alla Onlus Imagine, fondata nel 2005 dal chirurgo dem. L’ex primo cittadino, in concorso con altre tre persone, avrebbe predisposto la certificazione di compensi per prestazioni di soggetti inesistenti, risparmiando circa seimila euro di contributi, tra tra il 2013 e il 2014. Marino è stato assolto perché il fatto non sussiste, per gli scontrini. Per la Onlus il fatto non costituisce reato.
Questa sentenza è clamorosa e stridente al tempo stesso, perché per gli stessi reati, dove mancavano le accuse di truffa e falso, l’ex direttore del Tg1, Augusto Minzolini venne condannato a due anni e mezzo di reclusione per ‘peculato continuato’, stabilito dalla Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014, anche interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. Anche allora, i magistrati inquirenti avevano evidenziato una serie di reati che all’esame del gup, uno registrava la condanna di Minzolini e per l’altro è arrivata l’assoluzione.
Secondo l’accusa l’ex direttore del Tg1 avrebbe utilizzato in maniera impropria la carta che gli era stata fornita dall’azienda per le spese di rappresentanza, consegnando sì le ricevute ma senza giustificare il motivo delle spese per i pasti, per un importo di circa 65mila euro.
A.B.
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