Per il Primo Cittadino della Capitale finiscono finalmente i privilegi : la Panda rossa, denunciata come unico bene di famiglia, da 17 mesi parcheggiata giorno e notte per motivi di sicurezza davanti al Senato, deve essere rimossa dall’area destinata a sosta delle auto dei senatori presenti all’interno di Palazzo Madama.
Del provvedimento adottato dalla Prefettura si dichiara soddisfatto Ignazio Marino perché le motivazioni comunicate da Giuseppe Pecoraro sono che che non sussistono più motivi per i quali per oltre un anno – diversamente da tutti gli altri cittadini che se temono che la propria vettura possa essere oggetto di atti vandalici notturni sono costretti ad affittarsi un posto auto o peggio a comprarselo – ha potuto godere di una sorveglianza gratuita h24 della sua utilitaria.
Ai microfoni di Radio Radio oggi, di buon mattino (ore 6,05: si sa che i chirurghi si svegliano molto presto e lui queste buone abitudini, pare averle conservate) sulla conferma della Prefettura che “non ci sono più pericoli per l’auto”, fatta oggetto in passato di atti di vandalismo, ha dichiarato con esuberanza:
“Quando fui eletto rifiutai la scorta proposta dal prefetto, ma c’era preoccupazione per la mia Panda, l’unica auto che abbiamo in casa, dissero che doveva essere sorvegliata dai carabinieri e la parcheggiarono vicino alla garitta dei carabinieri al Senato. Ieri il prefetto ha detto che non c’è più pericolo e sono strafelice”. Non dimenticando però una stoccata al suo predecessore: “Alemanno ha ancora 4 agenti polizia a proteggerlo per i pericoli che corre, molto meglio per me che non ce ne sia bisogno”, e omettendo di dire che della scorta, di vigili urbani, lui ne beneficia quando va in bici. Fin dal giorno del suo insediamento al Colle Capitolino.
Ma andiamo all’acquisizione del benefit da parte dell’unico sindaco d’Italia che gode della mancanza di fiducia di 8 concittadini su 10. Marino si dimette dalla carica di senatore (a gran fatica, vale la pena ricordarlo, e solo su insistenza dell’uscente Alemanno) per partecipare alle elezione del sindaco di Roma: è il 22 maggio 2013, giusto 4 giorni prima delle votazioni dalle quali col consenso di un romano su quattro esce vincitore. Dal quel momento avrebbe dovuto cessare per lui la possibilità di parcheggiare nell’area dedicata ai senatori, in pieno centro storico. Ma tale privilegio gli è stato mantenuto in virtù degli ‘attacchi’ vandalici che lui denunciava ma che con una vis polemica mnolto umoristica, il senatore Augello di Ncd concretizza in “un graffio di 18 cm su una portiera”. Un danno stupido e banale, frutto di vandalismo, di cui sono oggetti decine di migliaia di romani tutti i giorni. Grazie all’intercessione però del prefetto Pecoraro e del presidente del Senato Piero Grasso, tale privilegio al nostro sindaco gli è stato comunque riconosciuto. Questa disposizione che non è mai andata giù a molti senatori, oltre che a molti cittadini, dopo varie battaglie e interrogazioni dieci giorni faè finita sul tavolo di Grasso. A firmarla: Ncd, FI, M5S, Sel, Lega, Popolari per l’Italia, Scelta Civica. Praticamente tutti, con la sola eccezione del Pd. Una lettera accompagnata da un invito. esplicito ed imbarazzante: “Marino, togli il tuo pandino”. Martedì scorso, 28 ottobre, con la risposta del sottosegretario Bocci al senatore Augello la svolta.
“Non ci sono più pericoli per l’auto”, dicono dalla Prefettura, sconfinando nel ridicolo. Ma ancora più ridicole le reazioni del sindaco dei privilegi, che affida ad una nota del Campidoglio la risposta. La notizia viene accolta “con stupore” da Marino che “prende atto del ripensamento”. Bontà sua.
Oggi, però, la voce ‘gioiosa’ di Marino, parla dell’epilogo di questa vicenda mostrandone il lato migliore, quello del cessato allarme per la sua utilitaria. Non dice invece che in questi mesi una troupe delle Iene lo ha perseguitato evidenziando con le telecamere lo scandalo della sua autovettura che, unica, ha trovato dimora per 17 mesi a San Luigi dei Francesi sorvegliata giorno e notte dai militari che presidiano la piazza. Ovvero lo scandalo di una concessione che, proprio come Primo Cittadino, Ignazio Marino avrebbe dovuto rifiutare.
Sembrano, purtroppo, essere definitivamente tramontati i tempi in cui ci si aspettava che l’esempio venisse dall’alto. E la retromarcia di Ignazio Marino, che da usufruttuario preoccupato e privilegiato, si dice contento della decisione della Prefettura sulle sorti della sua Panda rossa, mal cela la sua preoccupazione per un’altra retromarcia che dalla Prefettura non arriva: quella sulla trascrizione delle nozze gay nonostante il no di Pecoraro, che ha invitato repentinamente il sindaco ad annullare tutte e sedici le trascrizioni di unioni tra persone dello stesso sesso, celebrate all’estero.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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