Marino si è dimesso. Abbandonato dai suoi assessori, minacciato di scomunica e messa al bando tramite mozione di sfiducia dallo stesso Pd, attaccato senza pietà dall’opposizione e accompagnato da cori da stadio e lancio di monetine in Campidoglio, il sindaco Ignazio Marino, preso atto dell’isolamento più totale ha deciso di rimettere anticipatamente il proprio mandato. A convincerlo in serata, dopo una giornata tesissima, piena di colpi di scena, gli assessori alla Legalità Sabella e il vi , reduci da un incontro al Nazareno con il commissario del partito a Roma, Matteo Orfini. Ed è proprio dai piani alti del Pd, ma sarebbe meglio dire di Palazzo chigi, che è arrivato lo stop finale.
Tutta la mattinata ed il primo pomeriggio si erano svolte riunioni e trattative per studiale una via d’uscita rispetto all’ostinata resistenza che il sindaco intendeva opporre in totale rotta di collisione con le decisioni del partito che pure lo aveva portato a Palazzo senatorio il 12 giugno del 2013.
In tarda mattinata erano arrivate le prime tegole sulla testa del primo cittadino. Dapprima si era dimesso il vicesindaco Marco Causi, a ruota lo avevano seguito l’assessore Mobilità e Trasporto Stefano Esposito e da ultimo l’assessore alle politiche scolastiche e della famiglia Di Liegro.
Ma nemmeno questi segnali chiarissimi di isolamento politico venivano presi in considerazione da Marino che affidava a Sabella l’ingrato compito di sondare gli umori del Nazareno. Ma da Orfini non giungeva nessun segnale di disponibilità.
A fare chiarezza e chiudere la partita, senza ulteriori indugi, sembra sia stato proprio il premier Matteo Renzi il quale avrebbe suggerito ad Orfini di ricorrere alla sfiducia pur di cacciare il sindaco. Di fronte ad un quadro senza via d’uscita, Marino stasera ha deciso di dimettersi e abbandonare ogni residua volontà di resistere in una posizione ormai indifendibile. Formalmente le dimissioni sono arrivate alle 19.30. Le due ore precedenti il sindaco le ha trascorse scrivendo il messaggio d’addio alla città e ai sioi abitanti.
“Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi”. “Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito – aggiunge Marino – Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere. Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio”.
Con queste parole, tra tante omissioni e ricostruzioni venate da tante zone d’ombra e, soprattutto, nella più ingenua e maliziosa ricostruzione dei fatti, ovvero quella relativa alle sue responsabilità personali, Ignazio Marino chiude un’esperienza di quasi 28 mesi dove è successo di tutto e dove alla lunga sono emersi i limiti amministrativi ed umani di un uomo mai veramente amato dalla città.
Perché alla fine Ignazio Marino è giunto alla conclusione di lasciare il più alto scranno in Campidoglio: “Esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.
Militanti della Lista Marchini e di Fratelli d’Italia, riuniti in piazza del Campidoglio, hanno accolto con un grido di giubilo la notizia delle dimissioni del sindaco della Capitale Ignazio Marino. “Roma libera”, “Marino torna in Liguria” e “oh Marino pagaci la cena” i cori più gettonati dai manifestanti. Anche i militanti del Movimento 5 Stelle stanno salutando le dimissioni del sindaco al grido di “siamo il futuro”.
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