“Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale”. Lancia un allarme importante il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento al Teatro Comunale di Belluno in occasione della commemorazione della tragedia del Vajont.
“Gli sforzi compiuti nelle diverse conferenze internazionali, che si sono succedute, hanno sin qui conseguito risultati significativi ma parziali e ancora insufficienti – ha evidenziato il Capo dello Stato – Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario. E’ il senso della sollecitazione sottoscritta, nell’autunno scorso, da alcuni Capi di Stato europei”.
“Qui in Veneto abbiamo avuto un positivo esempio di come la attivazione, in via preventiva, della rete di Protezione civile abbia potuto mitigare le conseguenze del disastro sulle persone, sulla base di accurate previsioni meteorologiche – ha spiegato ancora -. E’ la conferma di come il modello di collaborazione tra Regione, Prefetture, forze del volontariato, possa giocare un ruolo prezioso non solo nell’emergenza delle catastrofi una volta avvenute ma, ltresì, sul terreno della prevenzione per ridurne o evitarne le conseguenze” ha aggiunto. “E’ una lezione, che va fatta propria da tutte le istituzioni quando sono chiamate a compiere scelte che riguardano il futuro”.
Mattarella ha spiegato che “mai come in occasione della tempesta Vaia (che ha colpito le foreste del Nord-Est d’Italia nella notte tra il 28 e il 29 ottobre sradicando migliaia di alberi, ndr) è stato chiaro, all’opinione pubblica italiana, che i mutamenti climatici in atto nel mondo comportano effetti pesanti anche sull’ambiente del nostro Paese e sulle condizioni di vita della nostra popolazione”. “E’ a Belluno, oggi, che avviamo questa riflessione – ha aggiunto -. E’ giusto farlo sulle Alpi. E’ giusto che sia la montagna, grande questione nazionale, assieme a quella di tutte le aree interne, a proporci, ancora una volta, il tema delle risorse naturali di questo nostro Paese, della loro tutela, della garanzia ai cittadini della “sicurezza dei territori” in cui vivono”.
Dopo aver visitato il cimitero monumentale di Fortogna Longarone che accoglie le 2mila vittime della tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre del 1963, Mattarella ha parlato anche delle “opere di contenimento e regimentazione” che “se non suffragate dall’apprendimento delle precedenti esperienze, talvolta ottengono risultati opposti a quelli prefissati violando equilibri secolari da difendere. Diversamente, rischiamo di ritrovarci altre volte a piangere vittime, frutto non della fatalità ma drammatica conseguenza di responsabilità umane. L’amara e indimenticabile esperienza del Vajont ce lo insegna ogni momento”.
“Di fronte a tragedie come quella del Vajont la Repubblica è chiamata, anzitutto, a esprimere il proprio dolore a quanti, vittime e sopravvissuti, ne sono stati colpiti. Ma non si può limitare al cordoglio – ha ammonito ancora Mattarella. – Come ho detto questa mattina, al Cimitero di Fortogna, ai rappresentanti delle associazioni che di quella tragedia custodiscono la memoria, la Repubblica è, in qualche modo, responsabile di quanto avviene sul suo territorio e quindi ha motivo di scusarsi con chi ha sofferto le conseguenze di disastri di questo genere. Ma la Repubblica è anche, al contempo, vittima anch’essa delle scelte e dei comportamenti di coloro che hanno concorso al realizzarsi di immani sciagure come quella e io, rappresentando la Repubblica, mi colloco accanto a chi avverte il dolore di quei lutti immani e sono tra coloro che ne conservano la memoria”, ha sottolineato.
Intanto dodicimila tra ricercatori e scienziati hanno sottoscritto l’appello lanciato dagli scienziati tedeschi, austriaci e svizzeri in sostegno delle proteste dei ragazzi per la protezione del clima, organizzati nel movimento Fridays for Future, il movimento di massa promosso dalla svedese Greta Thunberg. “Le attuali misure adottate sulla protezione del clima, delle specie, delle foreste, dei mari e del suolo non sono sufficienti” dicono gli scienziati nell’appello. L’accordo di Parigi è nella sostanza disatteso dagli Stati. “Solo se affronteremo la questione in modo veloce e coerente possiamo limitare il riscaldamento terrestre e fermare la strage di massa di specie animali e vegetali, che conservano le basi dell’esistenza e possiamo ottenere un futuro degno di essere vissuto per le generazioni presenti e per le future”, si dice nell’appello.
A.B.
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