Non era particolarmente incoraggiante lo scenario economico che nei giorni passati gli analisti finanziari avevano disegnato per il post voto italiano. Spread alle stelle, indebolimento dell’euro: gli esperti, primi fra questi gli analisti di JP Morgan, hanno disegnato una serie di panorami, dal più roseo, con una coalizione ristretta centrodestra – centrosinistra, al più nefasto, con una vittoria dei partiti anti sistema, ovvero M5S e Lega.
Almeno per ora, comunque, il feedback dei mercati finanziari al dopo consultazione sembrerebbe non tenere conto di questi timori.
Sul momento, infatti, il mercato obbligazionario italiano ha fatto registrare una contrazione, non eccessivamente scomposta: ieri lo spread Btp/Bund ha fatto registrare un picco di 154 punti base, ma ha chiuso a 146. Oggi, invece, le piazze europee, rassicurate dall’andamento dei listini asiatici e dalle scelte degli Stati Uniti per i dazi sull’import di materiali metallici, stanno facendo registrare rialzi. Vanno su Milano (+1.42%), Francoforte (+1,15%), Parigi (+0,74%), Londra (+1,03%) e Madrid (0,65%).
I segni positivi, però, devono essere valutati non solo sull’immediato. Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, ha analizzato gli effetti del voto sui mercati e tratto una valutazione. Proprio sul breve periodo non ci dovrebbero essere “forti reazioni da parte dei mercati” sia “con un governo di centrodestra, 5 Stelle con alleati o stallo. Neanche la moneta unica dovrebbe indebolirsi rispetto alla divisa statunitense”.
Se invece dovesse concretizzarsi l’ipotesi di un governo giallo-verde, spiega ancora Flax, “potremmo avere movimenti significativi sugli spread dei bond italiani e dei paesi dell’Europa mediterranea. Un eventuale approccio di rottura di questo esecutivo nei confronti dell’Unione Europea potrebbe portare a una escalation del rischio con possibili conseguenze anche sulla moneta unica”. Ipotesi che agli occhi dell’analista sembrerebbe “comunque improbabile visto che il M5S ha accantonato la propria critica alla moneta unica e la Lega darebbe probabilmente precedenza alla questione dei migranti”.
La differenza va cercata nelle scelte economico strutturali “nel medio termine”.
“La capacità del governo di mantenere insieme gli obiettivi dell’efficienza fiscale e di risolvere le tante sfide strutturali del Paese (il lavoro, la produttività delle imprese, la pressione fiscale, per citarne alcune) potrebbe fare la differenza nelle valutazioni dei titoli italiani”.
Più critica Moody’s. L’agenzia internazionale di rating, visto il panorama “frammentato” emerso dalle elezioni, ritiene “ci vorrà tempo per formare una maggioranza di governo” e teme che questa “non sarà molto stabile”. Non viene escluso, in quest’ottica di incertezza, anche una nuova chiamata alle urne “nel giro di pochi mesi”.
Gli esperti sottolineano che la strategia di bilancio del prossimo governo “sarà la chiave per la credibilità dell’Italia” e che terrà conto, per l’emissione del prossimo giudizio, “ad ogni piano per invertire il processo di riforma messo in atto dai precedenti governi, come quelle del lavoro e delle pensioni”. Prima fra tutte la riforma Fornero.
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