Senza dubbio alcuno Ignazio Marino, il miglior candidato che il Pd potesse mettere sul piatto al momento di scegliere un nuovo sindaco per la città più importante e popolosa d’Italia, non è persona fortunata.
Diventato un anno e mezzo fa per volere di pochi romani (664.490 in tutto!) primo cittadino della Capitale, nel discorso programmatico citò tra le priorità della nuova amministrazione la nuova Metro C, la terza linea metropolitana. Ieri finalmente dopo tanti annunci e ridondanti avvisi alla cittadinanza è arrivato, a distanza di 20 anni dal primo progetto, 12 dalla Legge Obiettivo e a 7 dalla posa della prima pietra, il giorno dell’inaugurazione. Costata una ‘follia’ come 245 milioni a chilometro 500 miliardi delle vecchie lire per ogni mille metri, il nostro sindaco inciampa già alla prima corsa e obbliga i passeggeri a scendere e attendere il treno successivo. Imbarazzo per una cilecca clamorosa proprio il giorno dell’inaugurazione? Niente affatto: abituato(come marino d’altronde) a fare buon viso a cattiva sorte e soprattutto a cattiva amministrazione l’allenatissimo assessore capitolino alla Mobilità, Guido Improta, replica prontamente: «Il fatto che il treno si sia fermato è una conferma in più di quanto sia sicura questa metro, il suo tasso di efficienza è del 98%…». Bravo. Ed anche il sindaco, a bordo di una delle carrozze con il resto delle maestranze capitoline, improvvisa grande soddisfazione per questo ” progetto centrale per i romani bloccato per anni”. “C’è voluta tanta determinazione nel superare tutti quelli che per un motivo o per l’altro avevano interesse a non farci andare avanti – ha detto l’ex trapiantologo – E nel 2015 arriveremo a San Giovanni”. Tanto annunciare non costa nulla. Come mentire spudoratamente su defaillance amminstrative come il pagamento di multe o il parcheggiare abusivamente la propria auto davanti al Senato.
Ma i problemi del sindaco non finiscono nei tunnel della Metro C. Ora cittadini e residenti nella Capitale, informati del fgatto che al sindaco verbali e multe non vengono contestati, esigono lo stesso trattamento a lui riservato. Sono già decine infatti le persone che in queste ore stanno cercando nei cassetti vecchie contravvenzioni pagate per essere stati “pizzicati” dalle telecamere della Ztl con il permesso appena scaduto. Proprio come Ignazio Marino che, ricordiamo, con la sua Panda rossa ne ha prese 8 a partire dal 24 giugno, data di scadenza del suo “abbonamento”, fino al 21 agosto, quando è stato riattivato l’annuale. «Tutti i verbali del sindaco – dicono dal Campidoglio – sono finite sotto la dicitura (Ric) grazie alla procedura di autotutela», che scatterebbe, come hanno spiegato i tecnici capitolini «in ragione di un ritardo amministrativo e che, in caso di violazione, blocca il perfezionamento dell’iter sanzionatorio». Secondo fonti non ufficiali, invece, quattro delle otto multe avrebbero raggiunto l’ufficio notifiche. Solo ad agosto, Marino si sarebbe accorto di avere il permesso scaduto e avrebbe chiesto ai suoi di provvedere al rinnovo del permesso. Da qui, il papocchio di un permesso ‘provvisorio’, comparso nel database dell’ufficio multe alla data del 12 agosto (permesso provvisorio in virtù della carica di “sindaco dei comuni d’Italia”, in attesa di quello definitivo richiesto solo il 18 e attivato il 21 dello stesso mese, così come riportato dal tagliandino esposto sulla Panda Rossa e con scadenza 21 agosto 2015). Il sindaco, dunque, avrebbe beneficiato, attraverso il meccanismo dell’autotutela, di un permesso provvisorio che ai comuni cittadini non è mai stato proposto: per loro la scelta è sempre stata tra pagare la multa o fare ricorso al Prefetto.
E Marino nel frattempo è passato all’attacco denunciando ai carabinieri la sparizione del suo permesso a circolare nel periodo tra giugno e agosto. «Non esiste nessuna pendenza e nessun ricorso da parte mia nei confronti di Roma Capitale – afferma il sindaco di Roma – Il dato grave che ho appena denunciato ai carabinieri è la sparizione del permesso a circolare nel periodo tra giugno e agosto. Qualcuno è entrato con dolo nel sistema per manipolare i miei dati e creare un danno alla mia credibilità. È un reato grave, previsto dall’articolo 615 ter del codice penale punibile con la reclusione sino a 8 anni. Queste cose accadono per avvelenare il clima in città». Intanto Andrea Augello si dimostra scettico sull’ipotesi di questo benedetto permesso temporaneo vantato dal sindaco di Roma: “Non è vero che Marino disponeva di un permesso temporaneo, poiché non esistono permessi per chi si dimentica di rinnovare il permesso”, denuncia il senatore Ncd. Tra l’altro “non è vero che Marino ha chiesto il permesso prima che gli facessero le multe: il versamento dei 2.000 euro dovuti risale infatti al 18 Agosto e la richiesta del permesso all’Agenzia addirittura al 21 Agosto, mentre le multe sono scattate tutte tra Giugno e Luglio”. E, poi: ‘”non è affatto vero che il Sindaco abbia il diritto di circolare per il centro senza pagare alcuna tariffa. Il suo unico privilegio è che non paga di tasca sua”, ma paga il Comune, sottolinea Augello che smentisce anche che la Panda rossa sia inserita in una White list di automobili autorizzate a circolare non riconoscibili dall’occhio elettronico che presidia i varchi. “Se Marino ha beccato otto multe è proprio perché non fa parte di questa lista”, rimarca infine il senatore. Infine, per il senatore, non è vero che l’amministrazione avesse il diritto di cancellare le multe del Sindaco in “autotutela” poichè “non si capisce come potrebbe Marino esercitare una rivalsa contro l’amministrazione per una sua mancanza” e cioè girare per 2 mesi con un titolo scaduto”.Parlando poi di “omissioni” Augello si chiede: “chi ha ordinato l’inserimento di un codice falso nel sistema informatico, che ha bloccato le multe impedendo che venissero trasmesse ad Equitalia, simulando l’esistenza di otto ricorsi in Prefettura? Chi ha ordinato ai Vigili urbani di annullare le contravvenzioni elevate al Sindaco?”.
Avevamo iniziato a parlare delle sventure di Ignazio Marino. E la sventura degli oltre tre milioni di romani che si trovano a combattere la loro battaglia quotidiana in una città dove il malgoverno si percepisce attraverso la sporcizia delle strade, dalla mancata manutenzione del manto stradale, dalla sicurezza che tutti i giorni fa registrare episodi sempre più efferati, dove la mettiamo? Si copre forse il tutto con una presa di posizione, da parte di Ignazio Marino, tutta personale e discutibile, a favore delle coppie gay che si sono unite all’estero, oppure facendo sventolare, anche qui arbitrariamente, sul Campidoglio il giorno della festa dell’unità e delle forze armate, il 4 novembre, la bandiera arcobaleno dei pacifisti mettendola sullo stesso piano di una bandiera che è simbolo di un’intera nazione, il triolore? Quando capirà il signor Marino, questo sindaco militante, che il Campidoglio non è l’abitazione privata di un rispettabile pacifista, ma la sede del governo della Capitale d’Italia? Se il problema è questo, i cittadini romani possono aiutare Ignazio Marino a cambiare domicilio.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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