Per tutti era diventato un simbolo dell’integrazione razziale e dell’assistenza a tutto tondo per i migranti che sbarcavano in Calabria. Ma ieri ad interessarsi del sindaco di Riace, Domenico Lucano, arrestandolo, è stata la Guardia di Finanza di Locri. L’operazione denominata “Xenia” ha portato all’arresto e posto ai domiciliari su disposizione della Procura di Locri il sindaco insieme alla compagna Tesfahun Lemlem.
L’accusa per tutti e due è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. L’arresto è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Domenico Di Croce che ha accolto due dei 9 capi di imputazione contestati dalla Procura al primo cittadino. Secondo il giudice non c’è per Lucano né il rischio di inquinamento probatorio né il pericolo di fuga, mentre è “attuale e concreto” il rischio di reiterazione del reato. Il perché è nella “gestione quantomeno opaca e discutibile dei fondi destinati all’accoglienza di extracomunitari” che mostra un uomo “avvezzo a muoversi sul confine (invero sottile in tali materie) tra lecito ed illecito”. Un confine superato, dice il Gip, sia nella vicenda relativa all’affidamento dei servizi di pulizia della spiaggia di Riace sia in quella riguardante il matrimonio fittizio tra la sua compagna ed il fratello di lei, che non risultava consaguineo. Dunque, “avvalendosi e chiaramente abusando del ruolo rivestito – prosegue il giudice – l’uomo creava una fitta rete di contatti personali che ne agevolavano la perpetrazione dei delitti sopra indicati e sulla quale tuttora potrebbe fare affidamento per tornare a delinquere”. Un rischio che sta anche nella “dimestichezza e spregiudicatezza” con cui Lucano si sarebbe mosso: sapendo di essere indagato “non faceva mistero neanche di fronte a persone estranee al suo entourage di trasgredire intenzionalmente quelle norme civili e amministrative delle quali proprio lui era in realtà tenuto per primo a garantire il rispetto”. In sostanza, conclude il giudice, Mimmo Lucano “vive oltre le regole, che ritiene d’altronde di poter impunemente violare nell’ottica del ‘fine giustifica i mezzi’; dimentica, però, che quando i ‘mezzi’ sono persone il ‘fine’ raggiunto tradisce…quegli stessi scopi umanitari che hanno sorretto le proprie azioni”.” La misura cautelare – si legge in un comunicato degli inquirenti – rappresenta l’epilogo di approfondite indagini, coordinate e dirette dalla Procura della Repubblica di Locri, svolte in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico”. Dagli atti del Procuratore Luigi D’Alessio, emerge l’immagine di uomo “dotato di una disarmante spigliatezza nell’ammettere più volte di essersi reso materialmente protagonista ed in prima persona adoperato, ai fini dell’organizzazione di matrimoni “di comodo” tra riacesi e migranti.
Con l’arresto, del sindaco e della sua compagna, vacilla il “mito” di un amministratore diventato famoso per il suo impegno in favore dei migranti, che a migliaia, avevano trovato ospitalità oltre che a Riace anche in molti altri comuni della Locride. L’impegno di Lucano in favore dei migranti gli aveva dato enorme notorietà anche a livello internazionale, tanto che, nel 2016, la rivista americana “Fortune” lo inserì tra le 50 personalità più potenti nel mondo.
I “guai” per Lucano cominciarono quando la Prefettura di Reggio Calabria, lo scorso anno, dispose un’ispezione nel Comune di Riace dalla quale emersero una serie di irregolarità nell’utilizzo dei finanziamenti governativi per la gestione dei migranti. I risultati dell’ispezione fecero scattare l’inchiesta della Procura della Repubblica di Locri da cui sono emersi gli illeciti che oggi hanno portato alle misure cautelari della guardia di finanza.
Sulle vicende del primo cittadino di Riace, diventato un vero e proprio simbolo dell’accoglienza, la Rai aveva persino prodotto una fiction interpretata da Beppe Fiorello che tuttavia in queste ore è stata bloccata da Viale Mazzini proprio in conseguenza dell’inchiesta. Immediata la reazione di Beppe Fiorello in merito all’arresto del sindaco: “Credo in lui più di prima, arrestateci tutti”.
E.S.
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