Il codice di condotta redatto e inviato dal Viminale a tutte le Organizzazioni non governative che si occupano dei soccorsi dei migranti, avrebbe dovuto essere firmato questo pomeriggio durante la riunione concordata qualche giorno fa. La stesura finale aveva contemplato, come preannunciato dal ministero dell’Interno, «passi avanti» e l’accoglimento di alcune delle richieste delle organizzazioni. Ma sono soltanto tre le Ong che hanno firmato il «codice di comportamento» e tra loro non c’è Medici senza frontiere, che aveva invece annunciato l’accordo (anche la tedesca Jugend Rettet non ha firmato): “Non abbiamo accettato il codice perché non tutela il nostro lavoro e poi c’è già la legge internazionale che regolamenta il tutto – ha detto Gabriele Emimente, direttore generale di Msf – Noi continueremo comunque a lavorare nel Mediterraneo, ma al momento non ho capito cosa comporterà questa mancata firma”. “Non abbiamo problemi a fornire i dati e collaborare con la Guardia Costiera, tanto che l’anno scorso siamo stati noi a proporre per primi un’intesa su questo fronte – ha precisato ancora Eminente – ma non possiamo permettere che salgano sulle nostre navi delle persone armate. È una cosa che non permettiamo in nessuno dei Paesi nei quali operiamo”.
“Sono fuori dal sistema e ci saranno conseguenze”, è stata invece la reazione del ministro Marco Minniti affidata a una nota ufficiale. La prima potrebbe essere quella di ordinare controlli sulle certificazioni di tutte le navi utilizzate dalle organizzazioni e sulla composizione degli equipaggi, così come prevede il regolamento ma impone anche la legge quando ci siano rischi per la sicurezza. E alla vigilia del dibattito in Parlamento filtra il testo della lettera trasmessa al premier Paolo Gentiloni dal capo del governo Fayez Al Sanai per chiedere “il sostegno tecnico navale per fornire aiuto agli organi navali libici». E per confermare che «la sede sarà il porto di Tripoli”.
Hanno firmato il codice di comportamento per il salvataggio in mare dei migranti:
SAVE THE CHILDREN – “La decisione di firmare è arrivata dopo una valutazione all’interno dell’organizzazione a livello nazionale e internazionale ed è unicamente dettata dalla volontà di garantire continuità alle operazioni di salvataggio, in modo trasparente e ristabilendo il giusto clima di fiducia e collaborazione”. E’ quanto afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, spiegando il sì alla firma del Codice di condotta.
Save the Children assicura che “monitorerà costantemente che l’applicazione del nuovo Codice di Condotta non ostacoli l’efficacia delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare da parte delle ong” e si dice “rammaricata del fatto che non si siano create le condizioni necessarie per l’adesione di tutte le ong al Codice di Condotta”, esprimendo “pieno rispetto per tutte le posizioni espresse sulla base delle diverse identità e prassi”.
L’organizzazione conferma “l’impegno alla maggiore collaborazione possibile con tutti i soggetti, istituzionali e non, coinvolti nelle operazioni, al fine di garantire la massima protezione alle persone in pericolo e soprattutto alle più vulnerabili, come i bambini. L’imperativo assoluto rimane quello di salvare le vite umane in mare”, ribadisce Save the Children.
MOAS (Migrant Offshore Aid Station) – Fondata da imprenditori italo-americani, tra agosto 2014 e ottobre 2015 MOAS ha salvato oltre 14.000 persone nel Mar Mediterraneo, impiegando la nave da 40 metri Phoenix. Le operazioni di MOAS sono coordinate dall’isola di Malta.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy