Obbligare l’Italia a interrompere l’operazione Mare Nostrum è stato “un grave errore”, che “ha provocato gravi perdite di vite umane”.
A recitare il mea culpa è il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, di fronte al Parlamento UE riunito a Strasburgo per discutere delle prossime politiche comunitarie sull’immigrazione.
La scorsa settimana, il Consiglio UE aveva deciso di triplicare i finanziamenti alla missione Triton, da 40 a 120 milioni di Euro l’anno. Juncker lo ha definito un “ritorno alla normalità”: anormale semmai, per sua stessa ammissione, era stato “lasciare sola l’Italia” nella sua missione di soccorso ai migranti.
Non cambierà, invece, il mandato della missione, che resterà concentrata sulla sorveglianza delle frontiere marittime dell’Unione nel Mediterraneo.
Juncker ha voluto ricordare che il regolamento già consente alle navi impegnate nella missione Triton di rintracciare e soccorrere i naufraghi in acque internazionali.
Le risposte date dal Consiglio, tuttavia, non hanno convinto del tutto il capo dell’esecutivo europeo, che le ha definite “immediate, ma insufficienti”.
“È necessario che la nuova strategia dell’Europa sull’immigrazione preveda un meccanismo di quote che vada al di là della volontarietà: l’Europa deve fare la sua parte con azioni di solidarietà condivisa”, ha spiegato Juncker.
E sarà all’insegna della condivisione obbligatoria il piano che la Commissione presenterà al Parlamento di Strasburgo il prossimo 13 maggio, un piano che impegnerà ogni Stato UE a ospitare una certa quota di richiedenti asilo.
La stessa richiesta si legge in una risoluzione, approvata a larghissima maggioranza dall’Aula, con cui gli eurodeputati hanno proposto di riformare Triton per renderla in sostanza più simile a Mare Nostrum.
Da New York, dove ha incontrato i vertici delle Nazioni Unite, l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza UE Federica Mogherini ha confermato la linea comunitaria degli ultimi giorni.
Di fronte alle migrazioni nel Mediterraneo l’Europa dovrà mettere in campo “la cooperazione, l’umanitario, il rapporto con l’ONU e L’UNHCR” oltre alle misure di sicurezza già discusse.
“Non c’è un unico elemento salvifico”, ha affermato Mogherini, una “bacchetta magica” che possa far sparire il problema da un giorno all’altro.
Tantomeno la politica di sicurezza si deve ridurre ad affondare i barconi dei migranti, misura fra l’altro criticata con forza dal Segretario generale ONU Ban Ki-Moon.
“La questione dei barconi” – ha detto l’Alto rappresentante – “è l’ultimo anello della catena”: la priorità, accanto al salvataggio di vite umane, è combattere le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani, prevenire i “viaggi della morte” invece di fermare i barconi quando sono già in mare.
Per farlo, la UE dovrà rafforzare la cooperazione con l’Unione africana e gli Stati che ne fanno parte: Tunisia, Algeria, Egitto, Niger, e soprattutto la Libia, dove, in assenza di un governo che controlli tutto il territorio, sarà vitale tenere aperto il dialogo con tutte le parti in causa.
“Dobbiamo far capire che non stiamo programmando nulla contro di loro, stiamo cercando una partnership”, ha spiegato Mogherini.
Con i libici si dovrà ragionare anche di strategie di lotta al terrorismo e quindi, in ultima analisi, di sicurezza internazionale, al centro degli incontri del superministro UE con il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ieri a New York, e con il Segretario di Stato USA John Kerry, previsto per domani a Washington.
Filippo M. Ragusa
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