Il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, ha chiesto la convocazione di un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo per discutere della crisi dei migranti.
In una conferenza stampa all’Europarlamento di Strasburgo, il capo dell’esecutivo comunitario ha spiegato di aver chiesto al presidente del Consiglio UE, Donald Tusk, di estendere di mezza giornata il prossimo vertice, in programma a marzo. In quell’occasione, infatti, si dovrà parlare anche della possibilità del Brexit – l’eventuale uscita del Regno Unito dalla UE – e si rischia di non avere tempo a sufficienza per affrontare la crisi dei migranti.
Ma in un momento in cui sempre più stati smettono di osservare gli accordi di Schengen, affrontare l’emergenza dei migranti è ogni giorno più urgente.
“Il Consiglio di marzo sarà l’ultima occasione per vedere se la nostra strategia funziona”, ha detto ieri Tusk; “altrimenti affronteremo una crisi che prevede anche il crollo di Schengen”. E Juncker ha ripetuto più volte, negli ultimi giorni, che l’accordo di libera circolazione è un pilastro dell’ordinamento continentale: se venisse meno, potrebbe far crollare il mercato comune e l’euro.
In ordine di tempo, l’ultimo Stato entrato nel fronte anti-Schengen è l’Austria. Oggi Reinhold Mitterlehner, ministro dell’Economia e vice del cancelliere federale Werner Faymann, ha parlato esplicitamente di introdurre un “tetto limite” al numero di domande di asilo politico che lo Stato danubiano accoglierà da qui a tutto il 2019: non più di 127.500, di cui solo 37.500 nel 2016. Mitterlehner ha fatto riferimento al precedente della Svezia, e ha assicurato che Vienna prenderà tutte le precauzioni costituzionali necessarie per evitare che il nuovo ordinamento pregiudichi il diritto d’asilo.
Come ha spiegato il cancelliere Faymann, la quota è stata decisa calcolando l’1,5% della popolazione nazionale, che sfiora 8,5 milioni di abitanti. Faymann ha anche detto di essersi consultato con la cancelliera federale tedesca, Angela Merkel. Il tetto rigido alle domande di asilo è da tempo un cavallo di battaglia della CSU, il partito cristiano-conservatore bavarese che fa parte della coalizione di governo, ma frau Merkel si è sempre rifiutata di approvarlo.
Intanto Vienna ha schierato 500 effettivi dell’esercito presso il valico di frontiera di Spielfeld, ai confini con la Slovenia. Aiuteranno la polizia di frontiera a svolgere controlli più approfonditi sui migranti in transito, separando quelli che hanno titolo a richiedere asilo nella UE e respingendo gli altri.
L’Italia, invece, ha attivato il terzo hotspot per l’identificazione dei migranti, a Pozzallo, che si aggiunge ai due già esistenti a Lampedusa e Trapani. Lo ha annunciato la portavoce della Commissione UE Natasha Bertaud. Se si dà credito a quanto affermato in una recente intervista dal commissario per l’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, anche gli altri tre che l’Italia si è impegnata ad aprire dovrebbero essere operativi entro un mese.
F.M.R.
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