L’elenco dei muri d’Europa ha una voce in più: l’Austria sta costruendo una barriera lungo il confine italiano, all’altezza del passo del Brennero.
La decisione era stata annunciata giorni fa dal ministro dell’Interno di Vienna, Johanna Mikl-Leitner, e subito dopo smentita. Ma ieri gli operai hanno iniziato a smantellare i guardrail dal lato austriaco della frontiera per sostituirli con opere più resistenti.
“La struttura avrà una lunghezza di 250 metri – riporta Helmut Tomac, il capo della polizia dello Stato austriaco del Tirolo – e comprenderà l’autostrada, oltre alla strada statale”.
Il governo italiano non è entusiasta. “La costruzione della barriera al Brennero è un grave errore che viola le regole europee”, ha detto ieri sera Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei. “Non è erigendo muri improvvisati che si risolvono i problemi”, ha spiegato, “che vanno invece affrontati insieme con spirito costruttivo”. La decisione di fortificare il Brennero, ha proseguito, viola sia “gli accordi europei” sia “l’amicizia che lega Italia e Austria”.
Da Vienna, il cancelliere Werner Faymann ribatte: “Il management del confine al Brennero e le nuove misure legislative sul diritto d’asilo non sono auspicabili, ma necessari e giusti”. “I provvedimenti al Brennero non prevedono un muro oppure filo spinato”, fa sapere il presidente della Repubblica austriaco, Heinz Fischer. Oltre alla costruzione della barriera fisica, i lavori prevedono la modifica della segnaletica stradale e l’allestimento di un centro di registrazione, mentre il parcheggio situato in territorio austriaco si terranno i controlli sul traffico. “I controlli potrebbero partire a fine maggio”, ipotizza Tomac, ma sempre con l’autorizzazione del ministero dell’Interno.
La decisione austriaca fa il paio con quella, presa dopo un vertice informale degli Stati balcanici, di rinforzare il confine con la Slovenia. Vienna fu imitata da tutti gli altri governi degli Stati attraversati dalla rotta balcanica dei migranti, con l’effetto collaterale di lasciare più di 50 mila persone accampate in territorio greco, molte delle quali in tendopoli di fortuna dove manca tutto. E come in quell’occasione, anche stavolta a Bruxelles l’annuncio ha generato malumori.
La Commissione UE è “molto preoccupata” dagli annunci dell’Austria e dovrà “valutarli molto seriamente”. Lo ha detto oggi Natasha Bertaud, la portavoce del Commissario europeo agli Affari interni (con delega all’Immigrazione) Dimitris Avramopoulos. Secondo l’ordinamento comunitario, “le reintroduzioni dei controlli alle frontiere interne devono essere eccezionali e temporanee”, ricorda la portavoce.
Inoltre, “non ci sono prove di una deviazione dei flussi di migranti dalla Grecia all’Italia”, ricorda ancora la Bertaud. In effetti “il numero degli arrivi è stabile”, secondo Roberto Defant dell’associazione Volontarius, una ONLUS che assiste i profughi in Alto Adige lavorando a contatto con la Questura e la Provincia. “In media transitano 20-25 persone al giorno. Per il momento non abbiamo segnali che facciano pensare ad un aumento sostanziale”.
È vero però che sono stati osservati 15 mila arrivi dalla Libia nei primi quattro mesi e mezzo del 2016. I dati sugli sbarchi complessivi toccano quota ventimila, contro i tredicimila dello stesso periodo del 2015: li ha ricordati il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione a SkyTG24. Ma negli stessi dati “non si sono registrati incrementi significativi di siriani ed eritrei”. Quindi “per ora non c’è stato uno spostamento della rotta turco-greca”. Ciò non toglie che il rischio ci sia:
Certo, se la Grecia diventasse davvero un enorme contenitore di anime, come dice il loro premier, quella grande marea potrebbe trovare sbocco da noi.
Secondo Manzione la mossa dell’Austria non equivale a una chiusura: nell’incontro di venerdì scorso fra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e la sua collega austriaca Mikl-Leitner, “rispetto alle paventate intenzioni di chiudere le frontiere, non c’è stata questa determinazione”. Ma la reintroduzione di qualsiasi controllo alle frontiere “avrebbe implicazioni economiche tutt’altro che trascurabili” e “anche ricadute dal punto di vista umano”. Secondo il sottosegretario, si rischia di rivedere nei nostri confini le scene viste in questi giorni in Grecia. “L’Austria ha elezioni politiche importanti alle porte”, ha aggiunto.
Fuori dal Coro, in Italia, plaude alla chiusura il segretario federale della Lega nord Matteo Salvini: “Altro che il buonista Mattarella”, scrive, “fa bene l’Austria che evidentemente ha politici che difendono gli interessi dei loro cittadini”.
Mentre si rammarca Arno Kompatscher, il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, insieme al segretario del Suedtiroler Volkspartei Philipp Achammer: “Con Schengen e la fine dei controlli di frontiera il Brennero era diventato un simbolo dell’Unione Europea, ora torna ad essere simbolo della divisione”.
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