La UE boccia la proposta italiana di far sbarcare anche nei porti degli altri Stati le navi impegnate nel soccorso in mare dei migranti. Dopo i no di Francia e Spagna, oggi altre chiusure sono arrivate dal vertice informale dei ministri dell’Interno di Tallinn.
“Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio”, dice il ministro tedesco Thomas de Maizière. “Non credo che apriremo i nostri porti”, gli fa eco il collega belga, Theo Francken. E per il ministro estone Sven Milkse “non è possibile forzare nessuno”.
“L’Italia ha chiesto aiuto, e noi vogliamo dargliene”, commenta il ministro dell’Interno spagnolo Juan Ignacio Zoido, “ma i porti della Spagna sono sottoposti a una pressione importante nel Mediterraneo occidentale, aumentata del 140%, che impone anche a noi un grosso sforzo per i salvataggi in mare”.
Il titolare del Viminale Marco Minniti vede il bicchiere mezzo pieno. L’apertura degli altri porti “non era in discussione” oggi, perché il vertice di Tallinn “non era la sede giusta”, ha detto. L’Italia – ha aggiunto Minniti – ha già scritto a Frontex, l’agenzia UE che si occupa del controllo dei confini. “In quella sede discuteremo la prossima settimana; è evidente che su questo punto ci sono posizioni contrastanti”. Poi promette: “Discuteremo legittimamente e anche con la necessaria fermezza”.
“Il vertice è comunque andato secondo le aspettative”, continua Minniti: si è parlato dei temi stabiliti nei giorni scorsi dalla Commissione UE e dai rappresentanti dei governi di Italia, Francia e Germania, che si sono incontrati a Parigi.
Segnali positivi dal club dei 28 arrivano sul codice di comportamento per le ONG, sui nuovi finanziamenti alla Guardia costiera libica e sulla necessità di elaborare un nuovo sistema per gestire i rimpatri di chi all’accoglienza non ha diritto. Questi punti, a differenza dell’apertura dei porti, erano all’ordine del giorno e sono stati tutti accettati, con “una posizione quasi unanime”.
Che la regionalizzazione non fosse accolta con entusiasmo non ha sorpreso nessuno: gli Stati UE hanno seguito la stessa linea che percorrono da anni. È arrivato invece un altro segnale favorevole su un altro tema caro all’Italia, e che probabilmente finirà sul tavolo europeo nei prossimi incontri: la revisione del mandato dell’operazione Triton, la missione di pattugliamento delle frontiere marittime dell’Unione nel Mediterraneo.
Nei giorni scorsi Dimitris Avramopoulos, il Commissario UE responsabile per le politiche migratorie, aveva spiazzato gli osservatori osservando che “Triton ha già un mandato ben definito”. Ma in realtà gli spazi di trattativa esistono, e stamattina Avramopoulos ha corretto il tiro per bocca della sua portavoce: “L’obiettivo di Triton com’è attualmente è chiaro. Ma occorre più lavoro all’interno dell’UE, e con i nostri vicini nordafricani, per condividere il peso e assicurare che l’Italia non sia sola”. Il Commissario ha confermato che Frontex incontrerà “le autorità italiane e gli altri Stati coinvolti” la settimana prossima.
Il codice di condotta per le ONG sarà redatto “entro un quadro di regole alle quali sarà necessario aderire”, spiega Minniti: “Sarà l’Italia a presentare le proposte insieme alla Commissione europea, ascoltando naturalmente anche le ONG”.
F.M.R.
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