Ancora problemi sul fronte dell’emergenza migranti. La strada che conduce all’agriturismo nel Comune di Vitulano (Benevento) è di nuovo aperta ma la struttura non potrà comunque ospitare i migranti. Con la chiusura dello stabile, decisa dal prefetto di Benevento, Paola Galeone, decade anche l’ordinanza del sindaco Raffaele Scarinzi (Pd), che l’11 febbraio aveva decretato la chiusura della strada comunale Castello /Arnara in segno di protesta all’eccessivo flusso di immigrati sul territorio.
L’ordinanza “era stata adottata perché la strada non era idonea a reggere il traffico ulteriore determinato dalla presenza, oltre che dei migranti, anche di carabinieri, operatori, volontari”, ha spiegato il primo cittadino.
Secondo quanto dichiarato dal vice sindaco Antonio Iannella (Pd), la giunta avrebbe raggiunto un’intesa con la Prefettura, che ha ridotto il numero di migranti da ospitare sul suolo del comune da 34 a 12.
La protesta dei cittadini era esplosa già nel mese di settembre. “Abbiamo la cultura dell’accoglienza, ma deve essere sostenibile. Qui da noi i migranti stanno meglio che altrove, ma se lo Stato non rispetta i patti è legittimo protestare” aveva affermato Scarinzi, che come molti altri comuni della Provincia aderisce al progetto degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e quindi, secondo la legge, non può ospitare “altre strutture per immigrati gestite da privati”.
Ma esiste anche un’altra faccia dell’accoglienza, quella criminale. Proprio oggi si chiude il lungo capitolo delle indagini sul Cara di Mineo, iniziato circa due anni fa. Il prossimo 28 marzo – alle 9,30 nell’aula 3ª Gip al piano terra del tribunale di Catania – avrà luogo l’udienza preliminare che vede indagate 17 persone, più una coop, accusate a vario titolo di turbativa d’asta negli appalti per il centro di accoglienza migranti più grande d’Europa, oltre che di corruzione aggravata.
Dalle indagini che si sono concluse lo scorso novembre, sembrano emersi altri filoni d’accusa, riguardanti non solo appalti relativi a forniture e servizi ma anche “possibili coperture eccellenti”, cioè appoggi politici ed istituzionali alla corruzione che dilagava nel centro di accoglienza siciliano. In audizione davanti alla commissione parlamentare che si occupa dell’accoglienza ai migranti, il procuratore Carmelo Zuccaro ha infatti chiesto la segretazione di alcuni passaggi della sua audizione, che faceva riferimento proprio a questi nuovi aspetti dell’inchiesta.
Tra i rinviati a giudizio vi sono il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, in qualità di soggetto attuatore del Cara, Luca Odevaine, sindaco di Mineo, Anna Aloisi, ex presidente del consorzio dei Comuni “Calatino Terra d’ Accoglienza”; l’ ex direttore del consorzio, Giovanni Ferrera. A processo anche gli ex vertici dell’Ati La Cascina (Salvatore Menolascina, Domenico Cammisa, Francesco Ferrara e Carmelo Parabita), Sisifo (Salvo Calì); dipendenti e tecnici di Pizzarotti, proprietaria del Residence degli Aranci e poi nell’Ati (Stefano Soncini, Fabrizio Rubino e Aldo Buttini), tre lavoratori di Mineo (Carmelo Limoli, Francesco Mandrà e Agrippina Gulizia) assunti, secondo l’accusa, in cambio di voti nelle coop di altri due indagati: Rocco Ferraro e Paolo Ragusa. La 18ª notifica è per il consorzio Sol.Calatino.
P.M.
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