Se fosse un film, sarebbe un horror con zombie e morti che camminano: esattamente come i non vivi di celluloide, l’Imu c’è e perseguita i contribuenti italiani.Almeno quelli residenti in uno dei circa 2400 comuni italiani che hanno aumentato l’aliquota oltre il massimo previsto dall’imposta nazionale.
E così, mentre quello che è già stato ribattezzato come il ‘venerdì delle tasse’, vista la concomitanza del pagamento della Mini Imu e della Tares –‘fortunatamente’ la prima rata Iuc è slittata a giugno, rimandando la stangata a prima dell’estate- si avvicina a grandi passi, i cittadini serrano le fila e cercano di capire cosa pagare e quanto dovranno pagare. Sembra una domanda banale, invece non lo è.
Cerchiamo di fare ordine.
La coda dell’Imu 2013, o Mini Imu, è un conguaglio che dovranno pagare i proprietari di abitazione in tutti quei comuni dove le aliquote sugli immobili hanno superato il tetto base del 4 per mille, ovvero si dovrà pagare il 40% della differenza tra l’Imu dovuta con l’aliquota base e quella che si sarebbe invece dovuta pagare con l’aliquota imposta dal comune. Vanno, ovviamente, tenute in considerazione le detrazioni previste: 200 euro, e 50 euro per eventuali figli fino ai 26 anni.
Questa operazione dovrebbe portare nelle casse dello Stato qualcosa come 1.1 miliardi di euro.
Il calcolo.
Il grosso della difficoltà della Mini Imu sta nel fatto che moltissimi comuni non hanno predisposto bollettini precompilati, lasciando ai cittadini l’onere del calcolo.
Un proprietario dovrà partire dal valore catastale dell’immobile, ricavabile dalla rendita riportata nell’atto di acquisto, rivalutata del 5%.
La rendita rivalutata dovrà quindi essere moltiplicata per 160, il coefficiente previsto per prima casa o eventuali pertinenze. Con la cifra ottenuta si calcola l’Imu reale con le aliquote imposte dal Comune – ad esempio 5 per mille a Roma, il 5.80 per mille a Genova, il 6 per mille a Milano e Napoli – aliquote e detrazioni; poi si ripete il calcolo con i parametri standard, ovvero con l’aliquota base imposta dallo Stato e le detrazioni previste.
Sulla differenza tra i due valori ottenuti, si calcola il 40 per cento che rappresenta la cifra che andrà poi pagata.
Il codice da indicare è quello relativo all’Imu prima casa, ossia 3912, e va indicato il pagamento come saldo.
Se il risultato è inferiore a 12 euro, non si deve pagare nulla.
In una simulazione della Cgia di Mestre, è stato calcolato un valore medio di circa 40 – 42 euro a famiglia. Con punte di circa 200 euro in media a Milano, 158 a Genova e 152 a Torino.
Per molti la casa è diventata addirittura un incubo – ha dichiarato il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – perché tra Imu, Tasi, Tares e maggiorazioni varie si è chiamati a pagare sempre di più senza avere nulla in cambio.
Confedilizia, attraverso il suo presidente Corrado Sforza Fogliani, sottolinea cdhe
Il Governo ha creato il caos, che costringe oggi gli italiani a code e rischi non degni di un Paese civile. Non si può accettare che il malgoverno degli enti locali, primi responsabili del caos tributario di questi giorni, addossi ai proprietari di casa o di immobili strumentali aggravi ulteriori rispetto a quelli già previsti nella legge di stabilità.
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