La maggioranza approva il decreto legge di proroga delle missioni italiane all’estero: gli ultimi tre mesi dell’anno ci costano 300 milioni.
La Camera ha approvato il decreto di proroga delle missioni all’estero. Dopo che il governo Letta aveva posto la fiducia sul dl, per stringere i tempi ed evitare il rischio di un clamoroso flop, l’Aula di Montecitorio ha dato il via libera al testo, che passerà al Senato per il voto definitivo. Nella giornata di ieri il governo aveva incassato la fiducia di 360 deputati, mentre i no erano stati 209 (uno solo l’astenuto). Il ddl è passato grazie ai voti di tutta la maggioranza che sostiene il premier Enrico Letta: dal Partito democratico al Nuovo Centrodestra, passando per Scelta civica.
Contrari, invece, oltre al Movimento 5 stelle, che aveva tentato di bloccare l’iter della legge, Sinistra ecologia e libertà, Lega Nord e Forza Italia, evidentemente per questioni diverse, non direttamente legate alla permanenza dei soldati italiani nei teatri operativi di guerra. Fratelli d’Italia ha votato contro la fiducia allo scopo di “dare un segnale forte sulla sorte dei nostri marò trattenuti in India e su cui il governo si limita ad annunci ottimistici smentiti da due anni di insuccessi”. Durante le votazioni i deputati di Sel hanno esposto cartelli con la scritta “No War”. Gli ultimi tre mesi di missioni all’estero costano 300 milioni di euro. Da parte del Pd è arrivata una richiesta a non proseguire l’impegno italiano in Afghanistan oltre la fine del 2014, termine già fissato per il ritiro.
“Votiamo sì al decreto missioni che si pone nel pieno solco della Costituzione che impone all’Italia di ripudiare la guerra. E questo decreto non è affatto un decreto che finanzia la guerra come le opposizioni vogliono far credere ma favorisce il ruolo internazionale dell’Italia a favore delle aree di crisi – ha affermato Gian Piero Scano, capogruppo Pd in commissione Difesa -. Il Partito democratico si è assunto la responsabilità di indicare alcuni obiettivi importanti in materia di difesa: innanzitutto quello di rimettere al centro l’azione del Parlamento che è sovrano in materia di spese militari e poi quello che riguarda la conclusione entro il 2014 della missione in Afghanistan. Chiediamo infatti al Governo di non procedere a successivi impegni oltre la fine del 2014 con decreti, ma solo attraverso disegni di legge di cui discuterà il Parlamento”.
Al Senato sarà una vera e propria corsa contro il tempo, visto che il decreto, come ha sottolineato il ministro per il Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, ha una scadenza fissata per il 9 dicembre, vale a dire lunedì prossimo. “Per queste ragioni abbiamo fatto ricorso alla fiducia – ha spiegato Franceschini – tenuto conto anche che ci sono scadenze internazionali”.
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