E’ terminata la fase a gironi del Mondiale brasiliano. Ora si comincia a far sul serio, verrebbe da dire in questi casi. Il punto è che già in molti hanno smesso di sorridere tanto che sono andate a casa Italia, Spagna, Inghilterra e Portogallo del pallone d’oro. E, sia pure meno fragorose, destano sensazione anche le eliminazioni della Costa d’Avorio (a beneficio della Grecia) in un gruppo prevedibilmente dominato dalla Colombia, della Russia (in favore dell’Algeria) e dell’insidiosa esordiente Bosnia (ne ha approfittato la Nigeria).
Il dato più evidente che se ne ricava è l’arretramento dell’Europa. Si gioca in Sudamerica, sede storicamente off limits per le formazioni del Vecchio Continente, ma era comunque molto difficile ipotizzare un’inversione di tendenza così repentina. Dopo la scorpacciata di Germania 2006 con otto squadre qualificate agli ottavi, sei (su otto posti disponibili) nei quarti e semifinali tutte europee, il successivo Mondiale di Sudafrica 2010, pur temuto per il caldo, aveva fatto registrare un calo ma, comunque, alla fine della fiera, tra le quattro semifinaliste tre erano del Vecchio Continente (l’Uruguay l’intruso).
Stavolta, il calcio europeo è riuscito a portare alla fase ad eliminazione diretta solo sei nazionali, come in Sudafrica, ma con prospettive ben diverse: tre grandi tradizionali (Germania, Olanda, Francia), una che non lo è ma che era ugualmente molto quotata (il Belgio), una squadra solida anche se non brillante (la Svizzera) e una sorpresa assoluta (la Grecia). Visto il tabellone, Germania e Francia dovrebbero entrare in rotta di collisione nei quarti (esame africano permettendo: Algeria e Nigeria, i rispettivi ostacoli), la Svizzera potrà al più opporre una fiera resistenza ma ha obiettivamente ben poche chances con l’Argentina, e la Grecia è tutt’altro che scontato possa battere una Costa Rica ben più avvezza a questi climi. In caso di passaggio ai quarti, avrebbe poi l’Olanda (o il Messico). Dunque, per ben che vada avremo probabilmente due sole europee in semifinale e la sola Germania con concrete speranze di arrivare in fondo.
Bene il Sudamerica che ha sfruttato al meglio il “fattore campo” con cinque nazionali agli ottavi: i tre colossi tradizionali (Brasile, Argentina e Uruguay), il sorprendente e divertente Cile (ne ha fatto le spese la Spagna), e la rivelazione annunciata Colombia. Se la Germania ( e in parte la Francia) è sembrata la squadra più strutturata, la Colombia è quella che ha entusiasmato di più: gioco velocissimo abbinato a grande tecnica individuale. E tanta fantasia a condire. Pur senza un pezzo da novanta come Radamel Falcao. Ferma restando la grande delusione di essere usciti per mano di un Uruguay tutt’altro che irresistibile, difficile pensare che avremmo passato il confronto con i “cafeteros”. Dinamismo simile alla Costa Rica, se non maggiore, ma con qualità infinitamente superiore. Nel calcio non sempre vale la proprietà transitiva, ma insomma…
In prospettiva, nella metà di tabellone più “pesante” si preannuncia un quarto di finale molto intrigante tra i padroni di casa e gli stessi colombiani dall’esito non così segnato. Il Cile darà molto fastidio ai verdeoro ma è difficile pronosticarlo vincente. L’Uruguay, avversario in ottavi della Colombia, privo di Suàrez, dovrà richiamare il navigato ma logoro Forlàn. Sarebbe stato già complicatissimo con il “pistolero”, diventa una “mission quasi impossible” senza. Possibile una semifinale Brasile-Germania ma attenzione a dare troppo scontato l’approdo in zona medaglia dei brasiliani: fin qui si sono dimostrati una squadra molto piatta, con un centrocampo quasi esclusivamente muscolare e privo di tessitori di gioco (Hernanes in panchina in un simile contesto grida vendetta e stiamo parlando di un ottimo giocatore ma non certo di un campione) e se non si accende Neymar è buio pesto. In condizioni normali, questo Brasile difficilmente potrebbe superare questa Colombia, figurarsi la Germania. Ma il fattore campo dovrebbe rendere tutto più incerto. Per battere anche i tedeschi, però, servirebbe la gara della vita da parte di Neymar, zero disattenzioni di una difesa presentata alla vigilia come a tenuta stagna e rivelatasi, invece, molto più perforabile del previsto e una Germania in tono minore. L’incognita di qualche “aiutinho”, poi, visto quel che è accaduto sin qui, è sempre dietro l’angolo. L’Argentina, finora, non ha affatto entusiasmato: vittoria stentata all’esordio con la Bosnia (ma non era un debutto morbido), addirittura in pieno recupero e per nulla meritata con l’Iran, più convincente con la Nigeria dove si è registrato un netto progresso nella costruzione della manovra ma anche preoccupanti amnesie difensive. Fin qui, l’Albiceleste si è aggrappata con successo a Messi, dato in condizioni molto incerte alla vigilia e reduce da una stagione in blaugrana in deciso calando di forma e rendimento. Per certi versi, una situazione simile a quella del Brasile di Neymar ma con la differenza non da poco che gli argentini hanno qualità molto più diffusa davanti (anche se il k.o. di Aguero è una brutta tegola) mentre i brasiliani dipendono totalmente da O Ney. Curioso che sugli scudi ci siano due alfieri del Barcellona, la squadra forse più deludente tra le grandi d’Europa quest’anno. Molto si è detto del clima ostile che gli argentini avrebbero trovato in Brasile, data la feroce rivalità tra i due paesi, ma il paventato tifo contro dei locali è stato ampiamente neutralizzato dall’esodo di massa dei tifosi venuti dal paese del tango: Messi &co. hanno sempre giocato, fin qui, praticamente in stadi interamente colorati di biancoceleste.
Almeno una sudamericana in finale dovrebbe esserci.
Quanto alle rappresentanti degli altri continenti, indicazioni contraddittorie le ha fornite l’Africa: pessimo l’avvio di Mondiale delle formazioni del Continente Nero ed eliminazione precoce delle loro due nazionali probabilmente più forti: Costa d’Avorio (suicidatasi nell’ultima gara con un rigore regalato alla Grecia al 93′ quando sarebbe stato sufficiente un pari per qualificarsi) e Ghana (fantastica la prova offerta con la Germania in una delle partite più belle in assoluto tra quelle viste sin qui e affatto male sia con Usa che con il Portogallo di CR7, ma fuori per grossolani errori difensivi). Il mito dei “leoni indomabili” del Camerun è sbiadito a pallido ricordo e la nazionale centroafricana è sembrata, con l’Honduras, la peggiore dell’intero torneo. E’ arrivato però il record di due squadre qualificate agli ottavi: la Nigeria, ormai abituata a questi exploit (è al suo terzo ottavo dopo quelli del ’94 e del ’98) e l’Algeria, alla sua prima volta (ad Algeri e dintorni stanno ancora festeggiando…). Per le “Super Aquile”, però, l’impegno con la Francia è proibitivo e la squadra di Keshi, non poco aiutata dall’arbitraggio nel match chiave con la Bosnia, non è minimamente paragonabile a quella ricca di talenti del ’94 e del ’98. All’Algeria, invece, l’improba sfida con la Germania offrirà alle “volpi del deserto” la possibilità, almeno teorica, di “vendicare” l’eliminazione patita da Madjer &co. trentadue anni dopo: nel Mundial spagnolo l’Algeria sconfisse clamorosamente i futuri vicecampioni guidati da Rummenigge per 2-1 ma poi vennero eliminati dopo la “partita della vergogna” in cui Germania e Austria congelarono il punteggio sull’1-0 per i tedeschi passando entrambe il turno a scapito dei nordafricani.
La vera sorpresa è certamente la presenza agli ottavi di ben tre nazionali della Concacaf (Confederazione del Nord e Centro America): Messico, Usa e Costa Rica. Della forza dei Ticos ci siamo accorti, dolorosamente anche noi. Gli Usa rappresentano l’espressione di un movimento calcistico in esponenziale crescita: negli States, a livello di college, il soccer è ormai praticato più degli sport tradizionalmente a “stelle e strisce” e l’entusiasmo degli appassionati statunitensi ha contagiato persino Obama che ha voluto seguire Usa-Germania anche sull’Air Force One. Tra non molto bisognerà fare seriamente i conti anche con loro. Il Messico, pur uscito da un periodo travagliatissimo (ben 4 allenatori avvicendatisi in soli 40 giorni tra settembre ed ottobre 2013) che per poco non costava al “Tri” una cocente esclusione dalla fase finale (c’è arrivato solo dopo gli spareggi), sembra aver ritrovato nuova linfa sotto la guida del più improbabile dei selezionatori, quell’Herrera che, già da giocatore, venne escluso da Usa ’94 per indisciplina. Il talento c’è, l’esperienza del veterano Rafa Marquez pure, in porta Ochoa ha il morale alle stelle dopo aver fermato , quasi da solo, il Brasile e Neymar (parata clamorosa su colpo di testa di O Ney che molti hanno paragonato, esagerando, a quella di Banks su schiacciata di testa di Pelè a Mexico ’70). Occhio ad Olanda-Messico: ha tutta l’aria di essere l’ottavo di finale più interessante di tutto il torneo.
Ultima annotazione: con l’eliminazione della Russia, salutano il Brasile Fabio Capello (il Ct) e Christian Panucci (il suo fido vice). Con loro esce di scena l’ultimo spicchio di Italia (rimane in gara solo l’arbitro Rizzoli, ndr). Considerato anche il flop del Giappone di Zaccheroni, l’annus horribilis del nostro calcio può dirsi completo.
Si parte oggi con Brasile-Cile alle 18 italiane. A seguire Colombia-Uruguay alle 22 italiane.
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