L’agenzia Moody’s ha deciso di tagliare il rating dell’Italia, portandolo ad A2 con outlook negativo. Attualmente il rating sul debito sovrano dell’Italia era al livello di Aa2. Il 20 settembre scorso è stata Standard&Poor’s a tagliare il rating dell’Italia portandolo da A+ ad A. Moody’s giustifica il taglio del rating dell’Italia col “sostenuto aumento della suscettibilità del Paese di fronte agli shock finanziari”, dovuto al calo di fiducia nei confronti dei Paesi dell’Eurozona con un elevato debito pubblico.
Poi aggiunge che il downgrade è dovuto “in parte ai rischi derivanti dalle incertezze economiche e politiche” e “in parte all’aumento dei rischi al ribasso per la crescita economica e all’indebolimento delle prospettive globali”, nonchè al generale calo della fiducia nelle emissioni di debito dei paesi dell’eurozona. “Il rischio di default – aggiunge la nota – dell’Italia è remoto, ma la vulnerabilità di questo Paese è aumentata”. Perché l’economia italiana “continua ad affrontare problematiche significative legate a debolezze economiche strutturali” che “non possono essere rimosse in fretta”. “Questi problemi – principalmente la bassa produttività e rilevanti rigidità sul mercato del lavoro e dei prodotti – hanno impedito di raggiungere tassi di crescita maggiori nel passato decennio e continuano a pesare sulla ripresa”. Palazzo Chigi parla di decisione attesa e sottolinea che il governo italiano sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico. Quegli stessi obiettivi che sono stati oggi accolti positivamente e approvati dalla Commissione europea”. Silvio Berlusconi prova a far dfinta di nulla. “Non cambia nulla – dice – andiamo avanti, stiamo lavorando sulle misure per la crescita”. Altre fonti governative ricordano che oggi al vertice Ecofin c’è stato un giudizio positivo sui conti pubblici italiani. Ma per il leader del Pd Bersani “il declassamento è una mazzata. L’Italia è meglio di quel rating, ma se non c’è un cambiamento la sfiducia rischia di tirarci a fondo”. Antonio Di Pietro dice che il “macigno” del governo del Cavaliere deve essere tolto dal futuro del Paese. Per questo aggiunge, “io che voglio le elezioni mi rivolgo al Capo dello Stato e gli dico di mandare un messaggio alle Camere perche’ i parlamentari si assumano le loro responsabilità”. Il fatto è che in campo è sceso anche l’Fmi. In Italia e Spagna “i più elevati costi degli interessi sul debito sovrano”, assieme alle misure di aggiustamento dei conti pubblici e alle “aumentate tensioni sulle banche” costituiranno, secondo il Fondo Monetario Internazionale “ostacoli ulteriori su una attività già modesta”. E’ quanto si legge nell’introduzione al nuovo rapporto del Fondo monetario internazionale sulla situazione in Europa. Il fondo monetario giudica poi la politica del Paese dagli Anni 90 ad oggi. “Negli ultimi 20 anni la crescita in Italia è stata deludente a causa di riforme inadatte e incomplete, tasse troppo complesse, scarsa produttività del lavoro”. Il documento consegnato dal Fondo alla Ue chiede poi maggiori sforzi per uscire dalla crisi. Ci sono al momento gradi divergenti nella ripresa e intravvede il rischio di un “rallentamento sincronizzato” dell’economia. Spagna, Italia e Gran Bretagna hanno registrato una performance timida, mentre combattono rispettivamente con un’alta disoccupazione, fondamentali strutturali deboli e con prospettive minime di entrate reali. Non è escluso che l’economia mondilae possa tronarein recessione nel 2012. In generale l’aumento del Pil dell’intera Europa sarà pari all’1,8 per cento nel 2012, in calo dal +2,3% di quest’anno, con un’inflazione in discesa dal 4,2 al 3,1 per cento, anche a causa del calo dei prezzi delle materie prime. Sull’Italia ha poi preso la parola, il responsabile del dipartimento europeo Antonio Borges, gettando un po’ di acqua sul fuoco del documento. Il Belpaese è nella “giusta direzione” sulla correzione dei conti pubblici e il “problema fondamentale è la scarsa crescita, oggi non cresce affatto”. Secondo Borges il caso italiano “è molto interessante perchè in passato c’erano governi che duravano molto poco eppure l’economia cresceva”. E’ vero che l’Italia “ha un debito molto alto, ma non dobbiamo dimenticare che l’avanzo primario è superiore anche a quello della Germania”. Sarebbe necessario “che la stessa determinazione dimostrata sui conti pubblici l’italia la applichi sulla crescita economica”.
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