Ha ricoperto l’incarico di magistrate per 47 anni, ma il compito piu gravoso e importante per Francesco Saverio Borriello, quello anche che gli ha dato notorietà, è stato coordinare il maxi-processo “Mani Pulite” a Milano. Si è spento oggi, all’età di 89 anni, dopo una lunga malattia che nelle ultime due settimane lo ha portato al ricovero all ‘Istituto nazionale dei tumori di Milano.
Francesco Saverio Borrelli era nato a Napoli. Figlio e nipote di magistrati e a sua volta con un figlio magistrato,trasferitosi a Firenze, ha studiato al conservatorio (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni) e si è laureato in legge con una tesi su ‘Sentimento e sentenza’. Relatore fu Piero Calamandrei.
Vinto il concorso nel 1955, è entrato in magistratura come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era la più alta carica. Passato dal civile al penale, ha presieduto sezioni di tribunale e di Corte d’Assise, giudicando anche le Br. Negli anni Sessanta è stato tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica.
Il 17 marzo 1988 Borrelli è succeduto a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica, dove dal 1983 era procuratore aggiunto. E’ diventato noto con Mani Pulite, la maxi-inchiesta che ha coordinato con il vice Gerardo D’Ambrosio, collega ed amico scomparso il 30 marzo 2014 e con il quale, peraltro, si è talvolta trovato in disaccordo sui temi di politica giudiziaria. Dal 1999 al 2002 come Procuratore Generale ha difeso con fermezza il principio costituzionale della indipendenza della magistratura. Tra i suoi interventi a difesa della Magistratura rimane celebre la frase: “Resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave”.
La camera ardente sarà allestita nell’atrio al primo piano del Palazzo di giustizia di Milano, luogo in cui Borrelli ha trascorso quasi tutta la sua carriera. Sarà aperta al pubblico lunedì mattina, a partire dalle 9.30. Era già accaduto che Milano, sempre all’interno del tribunale, rendesse omaggio a un altro magistrato del pool, Gerardo D’Ambrosio, morto nel 2014.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio di cordoglio ricorda il “Magistrato di altissimo valore, impegnato per l’affermazione della supremazia e del rispetto della legge, che ha servito con fedeltà la Repubblica”.
“Era un capo che sapeva proteggere i suoi uomini, una persona che ha fatto la storia d’Italia”, commenta Francesco Greco, a capo della procura di Milano e considerato l’allievo dell’ex magistrato. Parole commosse di chi ha raccolto il suo testimone, dopo anni di lavoro fianco a fianco. “Ho appreso la notizia della morte dell’amico perché era un amico Saverio e ovviamente è una notizia che mi addolora molto. Abbiamo passato tanti anni lavorando gomito a gomito, era una persona eccezionale”. Così l’ex magistrato Gherardo Colombo.
“Di Francesco Saverio Borrelli si deve ricordare non solo l’aver guidato la procura di Milano in un momento difficile, ma la sua intera carriera”, dice l’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati aggiungendo: “Se ricordiamo Mani Pulite in modo comunque positivo è perché lui seppe gestite quella fase delicata, il mitologico ‘pool’ fu una sua invenzione”.
Bobo Craxi, guidò un colpo di Stato
“Ebbe la funzione di guidare un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è una mia opinione personale, i giuristi lo chiamano colpo di Stato”. Così Bobo Craxi, figlio di Bettino, l’ex premier socialista morto nel 2000. Borrelli, ha proseguito Bobo Craxi “è stato protagonista della storia di questo Paese e ha saputo negli ultimi anni esprimere un secco revisionismo su quell’azione che ebbe risvolti politici a tutti noti. Seppe fare un’analisi obiettiva”. Tornando agli anni di Mani Pulite, Bobo Craxi ha affermato che quei magistrati “svolsero un’azione politica che loro stessi consideravano rivoluzionaria e i presupposti rivoluzionari non hanno il problema di dover applicare i manuali”.
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