Su Monte dei Paschi di Siena è scesa la luce sinistra della morte e della tragedia. A suggellare la drammaticità di una storiaccia politico-finanziaria con interessi incrociati tra destra, sinistra, istituzioni di vigilanza, governo Monti e sistema bancario è arrivato ieri il suicidio di David Rossi, l’ex responsabile della comunicazione di Giuseppe Mussari. In attesa di capire se l’ex stretto collaboratore dei vertici della banca si sia buttato o sia stato aiutato a farlo da qualcuno, alcune considerazioni si impongono doverose. Da questo inquietante omicidio suicidio dagli oscuri risvolti, sui quali ora si spera la magistratura faccia pienamente luce, esce sempre peggio la figura del plurindagato ex presidente di Rocca Salimbeni Giuseppe Mussari. David Rossi era forse il suo più stretto collaboratore. Sapeva di lui, delle sue amicizie e dei suoi stravaganti giri. Poteva sapere anche molto dei suoi affari o del colossale malaffare che girava e si autoalimentava dentro e fuori la banca. Che cosa è la “cavolata” di cui parla Rossi nel bigliettino che ha lasciato quale lugubre messaggio d’addio prima di fare il grande salto nel vuoto? Le cavolate le fanno i bambini e Rossi faceva cose da adulti, non era un irresponsabile, gestiva potere e sapeva tutto dei meccanismi decisionali della banca per funzione ed intelligenza collaborativa con i vertici di Mps. Quel bigliettino la dice lunga su quanto ancora c’è da scoprire in questa storia che con troppa facilità e fretta, complice lo stesso Quirinale (Napolitano, in maniera anche troppo irrituale ha chiesto pubblicamente che sulla vicenda non si alzassero “polveroni”), il governo ed i partiti, Pd in testa, si sono affrettati a voler chiudere. Nessun dubbio che dietro le indagini, le prime incriminazioni e la gran mole di complicità appurate nella voragine di debiti, tangenti e favori fatti e ricevuti attraverso l’istituto di credito senese, c’è la diffusa consapevolezza che nessuno voglia aprire il vaso di Pandora che ribolle nel cuore di Siena e dei palazzi del potere. La morte di David Rossi però rilancia con forza il diritto degli italiani a sapere come stanno le cose ed impone un’accelerazione delle indagini rispetto alle responsabilità di chi ha provocato danni e disagi che rischiano di aggravare non poco soprattutto sul fronte delle banche e dei mercati internazionali i guai del nostro Paese. Per evitare ulteriori sbandate la magistratura dovrebbe ora uscire dal torpore e dalla rilassatezza con la quale cerca, ma non si sforza, di accertare le responsabilità in questo che si connota sempre più come uno dei più grandi scandali di tutta la storia d’Italia. Ma è bene ricordare ai giudici che ora a chiedere chiarezza e giustizia c’è anche il corpo di quel giovane manager sfracellatosi davanti all’entrata di quel palazzo che lo ha “disfatto”, come peraltro recita la lapide in ricordo di un’altra grande vittima della storia di Siena immortalata da Dante nella Divina Commedia, Pia de’ Tolomei”.
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