Anni 28, nazionalità belga, professione calciatore con il ruolo di centrocampista, uno dei migliori a livello europeo, dal 2014 nella AS Roma. Segni distintivi: ‘cresta’ bionda sulla testa rasata e una miriade di tatuaggi da non lasciare scoperto neanche un centimetro del corpo, per quello che è possibile intravedere sotto il suo abbigliamento sportivo ma invernale.
Radja Nainggolan è uno sportivo dinamico e duttile, capace di rivestire in campo anche ruoli diversi grazie ad una discreta tecnica di gioco. Ma è anche un giovane come tanti altri, che fuma beve e va a letto tardi. Mitologico: “il figlio di Zeus che uccide l’avversario”, dicono di lui i tifosi.
Il cuore giallorosso del calciatore belga, che appena entrato con un gol contro la Fiorentina assicurò alla squadra della Roma l’ingresso nella Champions League, ha una sua propria caratteristica. Batte forte per gli altri, avendo conosciuto da bambino la sofferenza dell’abbandono paterno, la perdita dell’adorata mamma all’età di vent’anni e, infine, la gioia della paternità: nel 2012 ad allietare la vita della coppia Radja-Claudia, unita in matrimonio da un anno, è arrivata la bella Aysha.
Proprio nel giorno di San Valentino, dribblando tra la folla di curiosi e tifosi assiepati nei corridoi del primo Policlinico della Capitale, Radja Nainnggolan ha raggiunto tutti i piccoli ricoverati nella Breve Osservazione e nell’Oncologia pediatrica dell’Umberto I. Accompagnato dalla mascotte “lupo Romolo”, ha consegnato a ciascun bambino uno dei giocattoli raccolti dalla Roma Cares Onlus, Fondazione che promuove valori educativi e positivi nello sport, nel corso del ‘Toy Day’ che si è svolto alla vigilia di Natale. Non solo giocattoli, ma anche gadget della squadra romana, palloni da calcio e cartoline autenticate una ad una, ma soprattutto selfie ‘a gogo’ su richiesta dei familiari dei piccoli, del personale medico, degli infermieri e del resto delle persone presenti per un’’occasione speciale. D’altronde, la visita di un giocatore della squadra del cuore non capita tutti i giorni, anche se per la storica e complessa struttura sanitaria pubblica romana, in funzione dagli inizi del ‘900, rischia di diventare una piacevole consuetudine: nel 2016, infatti, fu un altro giocatore giallorosso, Lucas Digne ad effettuare lo stesso percorso donativo nei due reparti di Pediatria dove ogni giorno si tocca con mano, più che altrove, la sofferenza dei bimbi ricoverati e dei loro genitori.
Curatore dell’iniziativa anche quest’anno l’associazione ‘Amici di Alessandro’, la onlus fondata dai genitori di Alessandro Giroldini, oggi 12enne e in buona salute, che a soli 18 mesi fu ricoverato d’urgenza in condizioni gravissime al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, per offrire sostegno ad altri genitori e costruire una catena di solidarietà.
“Tutte le iniziative che servono per vincere realtà come quella del pronto soccorso pediatrico che è emergenza urgenza non solo per le patologie che vi confluiscono ma anche per il forte livello di ansia, giustificatissima, dei genitori che accompagnano i loro figli – ha sottolineato la prof. Cazzella della direzione sanitaria del Policlinico – sono buone e lodevoli”.
Perché un sorriso, una parola, una stretta di mano, come anche un giocattolo, possono influire positivamente perfino sulle cure in atto ed aiutare quindi a guarire, se possibile, più rapidamente.
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