Lo sapevate che le bugie rimangono ‘impresse’? A volte in chi le ascolta, certamente nella persona che le dice, più propriamente nel suo cervello. Ci sono infatti specifiche aree del cervello che si attivano quando si mente. E che possono essere viste “all’opera” con l’imaging neurale, ovvero con la risonanza magnetica cerebrale. A rivelarlo è uno studio, pubblicato sulla rivista americana Plos One, proveniente dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Nella ricerca, condotta su 25 studenti universitari tutti volontari (12 maschi e 13 femmine) ai quali sono state sottoposte 296 domande bilanciate per argomento e tipo di informazione (le domande comprendevano anche dati, fatti e comportamenti personali conosciuti da ciascun partecipante), è specificato che le aree del cervello più attive dal punto di vista “elettrico” nella costruzione della menzogna sono la regione frontale e pre-frontale dell’ emisfero sinistro e la corteccia cingolata anteriore.
“Attraverso un approccio di studio basato sull’elettrofisiologia cognitiva – ha spiegato Alice Proverbio, professoressa associata di Psicobiologia e coordinatrice della ricerca – siamo in grado di vedere come reagisce il cervello di una persona quando riconosce qualcosa di familiare. E’ come se l’ attività bioelettrica (derivante dall’attività cerebrale) esclamasse un ‘Aha!’ “. Inoltre, è possibile stabilire quando una persona sta mentendo poiché il cervello produce una risposta bioelettrica inconfondibile, chiamata N400, che riflette il tentativo di sopprimere l’informazione riconosciuta come vera.
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