Secondo il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, sostare troppo a lungo, e ‘’sforare’’ il pagamento orario di un parcheggio, non può essere un motivo di multa, poiché il testo del Codice della strada non lo prevede.
Ciò vuol dire che i vigili urbani e gli ausiliari del traffico non possono elevare contravvenzione se abbiamo lasciato la macchina dentro le strisce blu, dopo aver pagato la regolare tariffa e esposto il classico bigliettino, ma siamo andati oltre l’orario marcato sulla ricevuta di pagamento, perché il Codice della strada non prevede una sanzione amministrativa.
Infatti, spiega il direttore generale del Ministero, Sergio Dondolini:
L’eventuale evasione tariffaria non configura violazione alle norme del Codice, bensì un’inadempienza contrattuale, da perseguire secondo le procedure jure privatorum a tutela del diritto patrimoniale dell’ente proprietario o concessionario’’.
Per il Ministero dei Trasporti, l’unica ragione per cui prendersi una multa, è quella di non aver pagato la tariffa del parcheggio e non aver esposto la ricevuta sul cruscotto, ma non quella di aver lasciato la vettura oltre l’orario consentito.
Questo problema sollevato dal Ministero, sta già facendo molto discutere; nell’immediato, ha trovato una prima risposta del comandante della polizia locale di Milano, Tullio Mastrangelo:
‘I parcheggi a pagamento, gestiti direttamente dai comuni o affidati in concessioni a società private, sono concepiti per favorire una rotazione delle auto in sosta, e in grandi città come Milano, è molto importante il controllo dei ticket di sosta e le auto in doppia fila per non bloccare la circolazione. Comunque, capisco anche il ragionamento giuridico del ministero ma sinceramente non abbiamo avuto segnalazioni di contestazione di casi di verbali simili, ma già da oggi, mi attiverò per andare a fondo alla questione perché il nostro compito non è quello di vessare’’.
Venendo alla parte lesa, ovvero gli automobilisti, hanno due strade: entro sessanta giorni dall’erogazione della multa, il ricorso al prefetto, oppure, adire al giudice di pace entro trenta giorni.
Per quanto riguarda il ricorso al giudice di pace, spiega così Roberto Tascini, segretario dell’Associazione Nazionale per la Difesa e l’orientamento dei consumatori e utenti:
bisogna pagare subito 37 euro di contributo unificato, più l’eventuale onorario di un legale chiamato a scrivere il ricorso’’.
Soldi, che una volta finita la procedura e dato ragione al cittadino, gli dovrebbero essere restituiti. Ma, come accade spesso in Italia, non è facile riscuotere celermente queste somme da enti pubblici.
Per evitare questa spiacevole situazione, che potrebbe scoraggiare i cittadini a pagare lo stesso la multa, l’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori e utenti, ha preparato un modulo standard da utilizzare in questi casi. Si prevedono una pioggia di ricorsi.
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