All’età di 70 anni se n’è andato il grande campione della Formula Uno Niki Lauda. L’annuncio della sua morte è stato affidato dalla famiglia ad uno comunicato inviato al quotidiano The Sun:
“Con profonda tristezza, annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia lunedì scorso. I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili,come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà”.
Considerato tra i migliori piloti di sempre – tre volte campione del mondo: nel 1975 e nel 1977 (con la Ferrari) e nel 1984 (con la McLaren): 25 vittorie su 171 gare, sul podio 54 volte – Lauda è stato sottoposto a un trapianto di polmone l’anno scorso, ed è stato ricoverato in ospedale con l’influenza nello scorso gennaio. Negli anni precedenti aveva ricevuto due trapianti di rene. Nel 1976, quando correva per la casa automobilistica di Maranello, rimase vittima di un violento incidente che lo lasciò sfigurato e suoi polmoni furono danneggiati da fumo tossico.
Un campione, Lauda, che oltre alla Formula Uno, aveva anche altre grandi passioni come quella del volo. Nel 1979, prima di ritirarsi dalle corse, aveva lanciato Lauda Air poi venduta negli anni ’90. Nel 2003, aveva fondato un’altra compagnia aerea, Niki, ceduta ad Air Berlin nel 2011, riacquistata nel 2018 con il marchio Laudamotion e poi venduta successivamente alla compagnia aerea irlandese Ryanair.
Negli anni successivi, Lauda divenne un consigliere per la squadra corse della Ferrari, prima di diventare presidente non esecutivo del team Mercedes F1 nel 2012.
Il terribile incidente del 1976
Un terribile schianto a 200 all’ora contro una recinzione. Era il 1976 quando Niki Lauda, durante il Gran Premio di Germania, sulla pista di Nuerburgring ebbe il gravissimo incidente che lo lasciò sfigurato per tutta la vita e che danneggiò i suoi polmoni. “L’impatto è stato così violento che il casco mi si è tolto da solo”, raccontò dell’incidente. La sua Ferrari fu avvolta dalle fiamme e per tirarlo fuori dalla macchina ci vollero 55 secondi. All’ospedale un prete gli diede l’estrema unzione, viste le sue condizioni.
Una incredibile vitalità
“Ma non volevo morire, volevo continuare a vivere”, disse Lauda quattro decenni dopo l’incidente. Ma la leggenda della Formula 1 non ha solo continuato a vivere, ha continuato a combattere. Solo 42 giorni dopo l’incidente, era di nuovo al volante conquistando il quarto posto nel Gran Premio d’Italia a Monza, chiudendo la stagione come secondo classificato dopo il rivale britannico James Hunt. “Ritornare rapidamente faceva parte della mia strategia, per non stare seduto a casa e pensare al motivo per cui mi era successo”, disse.
Oltre ai problemi di salute persistenti, lo schianto gli ‘lasciò’ anche quel suo caratteristico berretto sportivo rosso. Il suo fisioterapista inizialmente glielo fece indossare per tenere le bende sulla testa, ma Lauda continuò a indossarlo in modo che le persone lo guardassero negli occhi piuttosto senza farsi distrarre dalle parti della sua testa ustionata.
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