Mario Balotelli abbracciato da Verratti dopo la rete del 2-1
Grande Italia. Grande vittoria. Anche perchè ottenuta contro un grande avversario, quest’Inghilterra, molto più forte di come dipinta alla vigilia. E’ un 2-1 dal peso specifico enorme e per svariati motivi, quello maturato nel forno crematorio di Manaus.
Innanzitutto, è stata una vittoria molto sofferta, come si conviene ad una partita tra due grandi squadre e che, non si fosse trattato di un match d’esordio in un girone, meriterebbe di esser collocata in un’ideale galleria di match epici della nostra nazionale appena dietro le tre memorabili Italia-Germania (quella del ’70, dell”82 e del 2006), Italia-Brasile dell’82 e Italia-Francia del “cielo è azzurro sopra Berlino” (tacendo dei trionfi in bianco e nero degli anni ’30). E’ un successo che ci spalanca le porte di un primato nel girone D, ritenuto quello “della morte”. E che apre prospettive molto intriganti per il prosieguo del torneo.
Soprattutto, è stata una partita bellissima, ottimamente giocata da due squadre che non hanno mai rinunciato a darsele di santa ragione. Come si fosse su un ring anzichè in un microonde e su un terreno decisamente inadeguato per questi livelli (non inganni il verde uniforme del prato, gli ampi spazi gialli sono stati tinteggiati).
Una partita nata sotto gli auspici peggiori: dopo la rinuncia a Rossi, il k.o di Montolivo, gli infortuni a Sirigu e De Sciglio e l’attacco febbrile a Verratti, l’ultima tegola in casa azzurra: distorsione alla caviglia sinistra con infiammazione del tendine tibiale, il raggelante responso dei medici che metteva in serio dubbio l’intero torneo di Gigi Buffon. Per la cronaca, il portierone dovrebbe, comunque, recuperare, forse già per la Costa Rica.
Quindi, le incognite tattiche del doppio play (Pirlo-Verratti) e un reparto difensivo da ridisegnare.
Infine, un avversario che della classica staticità dei “pennelloni” inglesi non ha proprio nulla. Attaccanti giovani, agili e tecnici, coadiuvati dall’esperienza e dalla classe di Rooney. Un mix potenzialmente letale per un Paletta in cattive condizioni, un Chiellini fuori ruolo e un Darmian esordiente su questi palcoscenici. Alla fine della fiera, il solo centrale del Parma non avrebbe superato l’esame d’inglese.
Il tutto condito dal caldo e dall’umidità di Manaus con la decisione, giustamente definita “folle” da Prandelli di non effettuare i due possibili time out di 3 minuti a tempo per permettere ai 22 atleti di rifocillarsi e prendere un pò di respiro. Comunque, condizioni e considerazioni valide per entrambe le contendenti.
Prandelli ha proposto l’annunciato 4-1-4-1, preferendo, dietro, spostare Chiellini sulla fascia sinistra (compito che in passato Giorgio ha assolto in più di un’occasione con ottimi risultati, ma quando il giocatore era ancora nel suo furore giovanile) piuttosto che schierare Abate dirottando Darmian sul lato opposto. L’incerto Paletta in mezzo( ma Bonucci no?). In attacco, come da facile pronostico, Balotelli dentro e Immobile in panchina.
Di fronte un’Inghilterra che Hodgson ha disegnato, contrariamente alle previsioni, in modalità ultraoffensiva con Rooney, Welbeck e Sterling, tutti insieme, dietro l’unica punta nominale, Sturridge.
Gli inglesi partono subito a mille, pressano alto e i nostri, timidi ed impacciati all’inizio, vanno subito in affanno: i primi venti minuti mostrano uno Sterling che dispone a piacimento della flebile opposizione di Paletta. Anche Sturridge si fa notare parecchio. Chiellini, che non ha più il passo per coprire la fascia, soffre anche lui. Barzagli è costretto agli straordinari. Risultato: Sterling prende l’esterno della rete dopo il pronti via, Henderson costringe Sirigu a dimostrare perchè Buffon può recuperare con tutta tranquillità, Welbeck (per il resto in ombra e giustamente sostituito da Hodgson) mette dentro un pallone su cui Barzagli deve rischiare l’autogol per sbrogliare la matassa ed evitare guai peggiori. Un intervento che vale una rete, quello del centrale bianconero.
A questo punto, l’Italia dà segni di risveglio. La riscossa la suona la “catena di destra”: Darmian e Candreva sono due frecce e stravincono il confronto diretto con i pari fascia d’Albione. Il torinista, in particolare, dimostra di non patire minimamente l’emozione del suo esordio ad alto livello e si muove con la sicurezza del veterano. I più attempati avranno ricordato i capelli al vento di Cabrini ad Argentina ’78 e i baffi di Bergomi a Spagna ’82. Altri due debuttanti che sembravano “giovani vecchi”. Sulle qualità del giocatore, già segnalatosi tra i migliori nell’amichevole con l’Irlanda, non avevamo dubbi. Ma un impatto così, francamente è stato superiore ad ogni più rosea aspettativa. Quanto ad Antonio Candreva, il laziale (ma molto corteggiato dal Psg, e si intuisce il perchè), è molto vivace, sfrontato quando si tratta di andare al tiro,, la specialità della casa. Un pò impreciso nei cross, almeno all’inizio. Poi, sicuro anche lì. Chiedere a Balotelli.
Manca ancora qualcosa, in mezzo: il doppio play fatica un pò. Pirlo perde qualche pallone di troppo e Verratti si nasconde un pò. Ma solo per i venti minuti iniziali. Poi, il “francese di Manoppello” acquista fiducia ed osa di più e, soprattutto, lo juventino prende in mano palla, ritmo gara e centrocampo. Da lì in poi, il dominatore assoluto della partita. Avrebbe stravinto il duello a distanza con l’altro £grande vecchio”, Steven Gerrard.
Hart è superato: Marchisio-gol per l’1-0
I frutti di quest’inversione d’inerzia non tardano ad arrivare: al 35′, da angolo, un “velo” geniale di Pirlo innesca Marchisio, poco oltre l’area inglese. Il “piccolo principe” è incredibilmente libero, la retroguardia inglese sorpresa da tanta velocità d’esecuzione e il centrocampista della Juve ha il tempo di prendere di aggiustare il pallone con la suola, prendere un caffè e sparare, sicuro, all’angolino basso di Hart. 1-0 e tutti ad abbracciarsi. E ad abbracciare Buffon in panchina.
Ma non c’è neppure il tempo di assaporare la gioia del “mucchio azzurro” che arriva, immediato, il pareggio. Sterling, bravo anche lontano dall’area, fa partire un “laser” che taglia il campo e pesca Rooney (unica azione all’altezza del fuoriclasse del Manchester United) che s’invola sulla fascia e mette in mezzo un pallone che più invitante non si può e Sturridge, che si beve Paletta, insacca di controbalzo. Altro gol di pregevole fattura. Ingeneroso gettare la croce sulle sole spalle del malcapitato italoargentino. Tutta la retroguardia azzurra ha dormito sonni profondi e si è fatta cogliere di sorpresa. E’ stata anche l’unica disattenzione di Darmian. Quel che fa più male, però, è che il pari inglese sia giunto in contropiede. Veramente imperdonabile.
Il momentaneo pari di Sturridge
Ma è proprio qui, prima ancora che con l’incornata di Balotelli, che l’Italia comincia a rendere veramente magica la sua notte di Manaus. La squadra di Prandelli reagisce furente con l’ariete milanista che, innescato davanti ad Hart, è costretto dall’uscita tempestiva dell’estremo (e suo ex compagno al Manchester City) ad allargarsi, girarsi e tentare una “palombella” da posizione impossibile. L’urlo del gol viene ricacciato in gola a tutti i nostri dal salvataggio sulla linea di Jagielka. Subito dopo è Candreva che, accentratosi, va a scheggiare il palo.
Si va al riposo con la sensazione di aver trovato una squadra con le “iron balls” di lettiana memoria.
Nella ripresa, ancora Sirigu sugli scudi con una provvidenziale respinta su botta da fuori dell’autore del pari inglese, poi, al 5°, la svolta decisiva: Candreva, che ha aggiustato il mirino, mette un pallone con il contagiri per il capoccione di Balo, appostato come un cobra sul palo lungo. Schiacciata prepotente ed Hart in fondo al sacco. Con la palla. SuperMario è tornato. Dopo un digiuno di otto mesi.
Comincia, ora, un altro film. Gli inglesi premono ma con poca lucidità. Sono stanchi. Molti di loro accusano crampi. Il caldo e la fatica si fanno sentire. Anche per noi. Prandelli lo sa e toglie un Balo, sfiancato dalla sua gara di sportellate con l’intera difesa con i tre leoni sul petto ma punteggiata anche da tanta qualità, oltre che dal gol decisivo, ciliegina sulla torta. Al suo posto, con le medesime mansioni, un fresco Immobile. E’ una gara di sofferenza con l’Inghilterra che attacca ma crea pericoli solo da fermo. Nella girandola dei cambi, entra anche Thiago Motta, uno che di fatica se ne intende, al posto di un Verratti stravolto.
Sirigu compie un’altra prodezza su un piazzato di Baines, ma, in un italianissimo contropiede, siamo noi con Immobile, lanciato nelle praterie lasciate dai bianchi, a sfiorare il doppio vantaggio ma viene fermato all’ingresso dell’area. L’ultimo sussulto lo regala Pirlo che, con la sua “avvelenata”, coglie piena la traversa.
De Rossi e Pirlo esultano e salutano i tifosi italiani a fine gara
Abbiamo vinto una grande partita. Di tattica, di tecnica grazie ad un centrocampo dai piedi veramente “brasiliani”, e ad una superiore tenuta atletica. Ad accusare il clima amazzonico sono stati certamente più gli inglesi.
Prandelli, a fine gara, zuppo di sudore non meno dei suoi ragazzi, ha dichiarato, raggiante quanto sollevato dalla vittoriosa sauna: “Assurdo non fare i time out. Ad un certo punto abbiamo dovuto abbassare il ritmo, assurdo mantenere quell’intensità. Volevamo avere supremazia a centrocampo e ci siamo riusciti. Abbiamo lavorato bene a Coverciano e si è visto: loro nel secondo tempo avevano i crampi, stavano peggio di noi. Il k.o. dell’Uruguay? Ci saranno molte sorprese, chi non conosce le squadre fa pronostici tanto per farli“.
Finalmente sorridente, Mario Balotelli, dopo aver zittito a favore di telecamere (unico gesto polemico che il milanista si è concesso in questa notte da protagonista) avversari e detrattori e dopo aver incassato il premio di “man of the match”, ha voluto esternare tutta la propria felicità: “Sono contentissimo. E’ il mio primo Mondiale. Ho segnato e abbiamo vinto. Bellissimo. A chi dedico questa serata? Alla mia futura moglie (Fanny Neguesha, ndr) che è qui e alla mia famiglia e ai miei amici che sono a casa. A Manaus le condizioni di gioco sono davvero estreme. Fa troppo caldo. A Recife o altrove non è così. Ma sono contento perchè abbiamo vinto e contro l’Inghilterra. Che è una grande squadra. Certo, abbiamo sofferto ma ci siamo abituati. Siamo l’Italia e la sofferenza è tipica della nostra squadra. Cosa penso delle altre squadre che ho visto giocare fin qui? Che non ci sono squadre scarse in questo Mondiale. Sono tutte molto organizzate. Per cui dobbiamo temerle tutte. Ma anche tutti gli altri dovranno temere noi. Perchè siamo l’Italia“.
SuperMario zittisce i suoi detrattori
Ora, diciamolo sottovoce, le prospettive si fanno davvero interessanti per i nostri colori: l’inopinata quanto netta sconfitta dell’Uruguay, battuto in rimonta da una sorprendente Costa Rica, trascinata davanti dalla sua giovane (non ancora 22 anni) stella Joel Campbell, per 3-1 ridimensiona e non poco i sudamericani e ci consente di guardare al prossimo match, quello del 20 giugno a Recife, proprio contro i centroamericani con la consapevolezza che, se non sottovalutiamo i nostri avversari, saremmo a 6 punti dopo due gare. Con Inghilterra e Uruguay costrette ad un autentico spareggio da “fuori i secondi”, sotto il peso di tantissima pressione. Dovessimo chiudere in testa,avremmo un ottavo contro la 2° del girone C: potrebbe essere la Costa d’Avorio, vincitrice anch’essa in risalita contro il Giappone di Zaccheroni. Avversario duro, fortissimo fisicamente e molto a proprio agio in questi climi. Ma ampiamente alla nostra portata. E volendo volgere lo sguardo un pò più in là, la roboante waterloo iberica contro l’Olanda ci consegnerebbe un avversario forte, ma tradizionalmente fragile una volta giunto al momento del dunque. Se giochiamo ai livelli di stanotte, sognare la semifinale non sarebbe presunzione.
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