Almeno 400 migranti dispersi, probabilmente morti, nel Mediterraneo. Partiti dall’Africa orientale – la maggior parte dalla Somalia, altri da Etiopia ed Eritrea – stavano cercando di raggiungere le coste meridionali dell’Europa a bordo di quattro barconi fatiscenti che si sono rovesciati in mare.
A dare per prima la notizia della tragedia è stata l’edizione in arabo della BBC. La notizia è stata poi confermata dall’ambasciatore somalo al Cairo e da Kenneth Roth, direttore esecutivo dell’ONG Human Rights Watch, che cita “rapporti egiziani”.
Secondo indiscrezioni circolate sui social media, ancora tutte da confermare, sembra che i quattro barconi fossero partiti dall’Egitto in direzione dell’Italia. Secondo la stampa somala sarebbero stati salvati una trentina di migranti.
Il naufragio di oggi arriva a un anno esatto da quello del 18 aprile 2015, il più grave nella storia dei “viaggi della speranza” nel Mediterraneo. Delle vittime di quella tragedia, finora sono stati ritrovati solo 58 corpi; fra 700 e 900 persone risultano ancora disperse. Il bilancio della tragedia di oggi – se sarà confermato, ammesso che si trovi il modo di farlo – sarebbe più grave di quello del 3 ottobre 2013, quando le vittime accertate furono 366.
Altri sei corpi senza vita sono stati ritrovati su un gommone partito stanotte dalla Libia. I soccorritori, coordinati dalla centrale operativa di Roma della Guardia Costiera, hanno raggiunto l’imbarcazione a circa 20 km dalla costa africana e hanno tratto in salvo 108 persone. Alle operazioni ha partecipato anche la Aquarius, nave guardapesca di 77 metri appartenente a un consorzio di associazioni umanitarie.
Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di presentazione ai David di Donatello, ha ricordato “l’ennesima tragedia del Mediterraneo”, “a un anno dalla tragedia in cui ne morirono 800”. “Pensare è necessario, e il cinema aiuta a pensare”.
Intanto la UE ha accolto con favore la proposta italiana di contenere i flussi migratori stringendo accordi bilaterali con i Paesi d’origine e di transito, il cosiddetto migration compact, che estenderebbe termini simili a quelli dell’accordo UE-Turchia agli Stati nordafricani.
Il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker “è molto contento che l’approccio europeo trovi forte sostegno” da parte italiana: lo ha detto il portavoce Margaritis Schinas. Intanto la proposta è arrivata sul tavolo del Consiglio dei ministri di Esteri e Difesa dei 28, riuniti oggi a Bruxelles. Nessun voto e nessuna risoluzione ufficiale – la proposta italiana è arrivata sotto forma di non-paper, cioè di comunicazione informale – ma un confronto e una discussione che permetteranno al ministro Paolo Gentiloni di verificare la reazione degli altri governi UE al piano proposto.
Chi finora si è detto scettico è la Germania. “Il governo tedesco non vede alcuna base per un finanziamento comune dei debiti per le spese degli stati membri per la migrazione”, ha detto il portavoce della Cancelleria federale Steffen Seibert. Ma Berlino “esaminerà in modo approfondito” la proposta, anche se non fa mistero di puntare a una soluzione unificata della questione. “È importante – conclude Seibert – che noi pensiamo anche ad altre misure”.
F.M.R.
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