Assalto alla sede del partito di Erdogan. Due uomini armati sono penetrati in una sede del partito islamico Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel quartiere di Kartal, a Istanbul. Lo riferisce Hurriyet online.
Il nuovo attacco segue di poche ore la tragica conclusione del sequestro, finito in un bagno di sangue, di un magistrato nel Palazzo di giustizia della megalopoli del Bosforo da parte di due membri del gruppo di estrema sinistra Dhkp-C. I due sequestratori, rimasti uccisi nel blitz delle teste di cuoio per liberare il giudice Mehmet Selim Kiraz, deceduto anch’egli in seguito alle ferite riportate e nonostante il tentativo dei medici di salvarlo con un intervento chirurgico, chiedevano ieri “giustizia” sulla vicenda di Berkin. Berkin Elvan è il quattordicenne, simbolo del movimento di Gezi Park, che fu colpito mortalmente da un candelotto lacrimogeno alla testa nel giugno 2013 mentre andava a comprare il pane per la sua famiglia. Morì dopo 9 mesi di coma. La sua vicenda ha commosso la Turchia. A due anni dai fatti il poliziotto responsabile della sua morte non è stato ancora incriminato. Il pm Kiraz era stato incaricato delle indagini 4 mesi fa. I sequestratori avevano minacciato di far “pagare con la vita” il magistrato se entro tre ore una confessione pubblica del poliziotto non fosse stata diffusa in tv. L’ultimatum però era passato senza spargimento di sangue ed erano state avviate trattative, mentre il palazzo veniva evacuato e le teste di cuoio della polizia si schieravano attorno alla stanza in cui era sequestrato il magistrato. Non è chiaro come i ‘brigatisti’ del Dhkp-C, un gruppo dichiarato terrorista da Turchia, Ue e Usa responsabile di un attacco kamikaze nel 2013 contro l’ambasciata americana a Ankara (un morto) siano potuti entrare armati nel palazzo con le armi, nonostante le severe misure di sicurezza. E’possibile che il massiccio e misterioso black-out elettrico, il peggiore da almeno 15 anni, che oggi ha colpito tutta la Turchia paralizzando Istanbul e Ankara possa averli aiutati. Non si sa per ora cosa l’abbia provocato. Il premier Ahmet Davutoglu non ha escluso alcuna ipotesi, neanche quella di un attacco terroristico. Per il ministro dell’energia potrebbe perfino essere stato un ‘cyber-attacco’. Nel pomeriggio la corrente è tornata progressivamente nelle principali città. Intanto sul sequestro di Istanbul Davutoglu aveva ordinato il silenzio stampa, usando una norma che gli consente di imporre la censura a stampa e tv per ragioni di sicurezza nazionale o ordine pubblico. Una facoltà usata spesso e volentieri in Turchia su vicende sensibili o scabrose, almeno 150 volte negli ultimi 4 anni, secondo Hurriyet.
Ci sono stati incidenti anche nel quartiere popolare di Gazi, dove il Dhkp-C è tradizionalmente attivo. Anche qui le forze anti-sommossa hanno usato lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere gruppi di manifestanti che protestavano contro il sanguinoso blitz a Palazzo di Giustizia. La polizia turca ha arrestato questa mattina a Antalya 22 attivisti sospettati di preparare altri attacchi analoghi: sarebbero vicini al Dhkp-C.
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