Si chiama ‘Rinascimento’ l’operazione che ha portato all’alba di questa mattina i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma ad arrestare 9 dei 16 indagati nell’ambito delle procedure connesse alla realizzazione del nuovo stadio della A.S. Roma calcio. Fra i loro sei sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare, tre agli arresti domiciliari e sei in carcere.
Gli arrestati
Sono politici e imprenditori. Fra di loro Luca Lanzalone, presidente di Acea nominato dalla sindaca Virginia Raggi, Adriano Palozzi Vice Presidente del Consiglio Regionale del Lazio (FI) e Luca Parnasi. Proprio l’imprenditore, insieme ad altri suoi cinque collaboratori, sono finire in carcere. Ai domiciliari, invece, oltre Palozzi e Lanzalone anche il consigliere regionale Michele Civita del Partito Democratico. Eseguite anche diverse perquisizioni. L’operazione ‘Rinascimento’ è stata portata a termine nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica capitolina.
L’inchiesta sullo stadio della Roma, che ha portato all’arresto di nove persone, riguarda il progetto modificato e approdato poi in conferenza dei servizi con l’abbattimento delle cubature rispetto al progetto originario. Lanzalone tra il gennaio e il febbraio del 2017 fu consulente per il Campidoglio e si occupò di una mediazione con la società di Parnasi che acquistò i terreni dell’ippodromo di Tor di Valle, che dovrebbe ospitare lo stadio, dalla società Sais. La mediazione portò appunto ad un taglio delle cubature: furono soppresse le due torri ma anche le infrastrutture a servizio come il prolungamento della Metro B e il ponte sul Tevere. Per la Regione si occupò del progetto Michele Civita, allora assessore all’urbanistica.
I reati contestati
dal Procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo sono: associazione a delinquere, traffico di influenze, emissione di fatture false, corruzione e illecito finanziamento. Tra soldi in contanti, fatture per operazioni inesistenti, assunzioni e consulenze, il costruttore Luca Parnasi avrebbe messo in piedi un presunto sistema corruttivo insieme ad alcuni suoi collaboratori, a partire dal gennaio del 2017, con l’avvicinarsi del rischio di revoca della delibera di costruzione dell’impianto sportivo e della conseguente richiesta di risarcimento danni.
Dice di saperne nulla riguardo all’indagine in corso anche sul suo consigliere Paolo Ferrara: “Aspettiamo di leggere le carte. Al momento non esprimiamo alcun giudizio”, ha dichiarato mentre sul progetto per la costruzione del nuovo stadio ha aggiunto: “Va avanti, se è tutto regolare spero di si’. Chi ha sbagliato pagherà. Noi stiamo dalla parte della legalità”.
Lo Stadio della Roma “innanzitutto non è più la colata di cemento che doveva essere – ha tenuto a precisare il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli – Ma noi siamo il M5S, chiunque ha sbagliato deve pagare: non guardiamo in faccia a nessuno”.
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