French Economy, Finance and Foreign Trade Minister, Pierre Moscovici (C) arrives for a meeting marking the 40th anniversary of the France zone with Ivory Coast's president, on October 5, 2012 in Paris. AFP PHOTO KENZO TRIBOUILLARD
L’Ue approva con riserva la finanziaria per il 2017 e l’Italia risponde astenendosi nella votazione sul bilancio europeo, approvato nella notte di ieri da Consiglio e Parlamento con impegni totali a 157,88 miliardi e pagamenti a 134,49 miliardi. Intanto potrebbe aprirsi una nuova stagione nei rapporti tra l’Unione europea e i Paesi membri.
È la prima volta che un Paese si astiene dall’approvazione del bilancio comunitario ma non si può dire che si tratti di una vera e propria sorpresa. Solo qualche giorno fa, il premier Matteo Renzi, ospite a Che tempo che fa, aveva sottolineato l’importanza dell’Italia nel bilancio europeo e l’auspicarsi di un alleggerimento delle politiche di austerity dell’Unione in vista del voto di ieri notte.
A quanto pare, benché alcune richieste italiane siano state prese in considerazione, “ciò non è stato ritenuto sufficiente per votare in favore, anche in linea con la riserva posta nei giorni scorsi sulla revisione di medio periodo del quadro finanziario 2017-2020”.
La conferma ufficiale dell’approvazione della Commissione Ue della Finanziaria italiana è arrivata soltanto ieri ma nel documento redatto da Jean Claude Juncker non si legge nulla di nuovo rispetto a ciò che già si sapeva: sì all’innalzamento del deficit per via di “circostanze eccezionali” (accoglienza migranti ed emergenza terremoto) ma anche la necessità di un maggior impegno del Governo italiano per rispettare i dettami della Legge di Stabilità e ridurre il debito pubblico.
“Secondo le nostre previsioni, il deficit strutturale aumenterà dello o,5% del prodotto interno lordo sia nel 2016 che nel 2017. Il deficit nominale è previsto al 2,4% del PIL nei due anni” ha affermato al Sole 24 Ore, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici.
“Ciò detto – ha aggiunto Moscovici – anche escludendo dallo sforzo strutturale di riduzione del disavanzo per le spese eccezionali, rimane un divario da colmare per essere in linea con il Patto di Stabilità”.
Ma la vera novità è la nuova direzione, più politica e meno ancorata ai “numeri” che potrebbe prendere l’Unione europea. L’obiettivo è di trasformare il deficit aggregato della zona euro, che fino a questo momento “è stato la somma algebrica dei disavanzi strutturali” in una cifra che rappresenti un “obiettivo politico comune, nel pieno rispetto delle regole del Patto di Stabilità” continua il commissario agli affari monetari.
Per Moscovici si tratta di “un passo senza precedenti verso una unione politica. La Commissione in questo caso sta agendo come se fosse il ministro delle Finanze della zona euro. L’impegno vale per i Paesi che hanno spazio di manovra sul fronte del bilancio (ad esempio la Germania, che sarebbe spinta ad investire di più n.d.r.). Quelli con debito elevato devono continuare a risanare i conti pubblici”.
D’altra, parte, ha concluso Moscovici, “nessuno dei nostri Paesi è al riparo dal populismo. E il populismo rafforza l’urgenza di promuovere la crescita economica e la stessa elezione di Donald Trump negli Stati Uniti conferma questo punto di vista”.
P.M.
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