Con un’amplissima maggioranza ( 51 favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti) l’assemblea capitolina di Roma Capitale ha approvato la delibera bipartisan che lancia ufficialmente i lavori del Comitato per la candidatura di Roma all’organizzazione delle Olimpiadi del 2020. E’ quindi già partita la lettera indirizzata al Cio con la formalizzazione della candidatura.
Ora si attende in autunno ( ottobre-novembre) la discussione in Parlamento per una mozione di sostegno a Roma e che il sindaco, Gianni Alemanno, vorrebbe avesse come primo firmatario, Walter Veltroni, nel segno della più assoluta trasversalità politica in nome di un comune obiettivo. Una candidatura già definita dall’attuale Presidente del Cio, Jacques Rogge, come “molto forte”. I bookmakers, infatti, danno Roma come la favorita. <<Più che favorita, forte. Anche se le parole di Rogge ci hanno fatto molto piacere>>, ha tenuto a precisare Alemanno. E, in questo senso, vanno lette anche quelle di Mario Pescante, Presidente del Comitato promotore, secondo cui: << La rinuncia di Parigi ci solleva>>. Ci sarà, chiaramente, da lavorare ancora e molto duramente, anche. E per poterlo fare, avanzando legittime ambizioni di successo, sarà necessario riuscire a coinvolgere nell’organizzazione anche un nutritissimo “contingente” di volontari, vera spina dorsale della macchina operativa da allestire in occasione di eventi di tale portata. Alemanno, in proposito, si mostra piuttosto fiducioso affermando che: << il 73 per cento dei romani si dichiara disponibile a fornire un aiuto volontario ai Giochi>> e, del resto, come dice Pescante: <<Siamo italiani, nei momenti di difficoltà sappiamo fare squadra >>. Per poter far fronte all’impegno, però, occorrerà reperire al più presto i preventivati 12,7 miliardi di Euro ma, anche su questo aspetto, il sindaco della Capitale, sembra avere le idee piuttosto chiare perché, di questa cifra, solo 4 sarebbero i miliardi stanziati con fondi pubblici, il resto sarebbe offerto da privati. Ma, anche per la quota di pertinenza della spesa pubblica, niente allarmismi poiché si tratterebbe, in ogni caso, di investimenti, destinati a dare un ritorno a tutto il Paese.
Francesco Rutelli, che ha illustrato la delibera, sostiene che si tratterà di <<Olimpiadi ecologiche e tecnologiche a emissioni zero e fondate sullo sforzo del volontariato>>. Ancora dei nodi da sciogliere, però, o, quantomeno, dei punti su cui lavorare ci sono e si tratta del coinvolgimento di altre personalità di spicco che possano apportare un notevole contributo in termini di esperienza nel settore e d’immagine. Sarà possibile, infatti, cooptare fino a cinque nuovi elementi provenienti dal mondo dello sport, sia in attività che “vecchie glorie”. Ma sarà necessario anche implementare le presenze femminili all’interno dell’organizzazione. Per quel che riguarda l’allocazione delle gare di nuoto, il sindaco sostiene che: << Dipende. Se il Cio renderà obbligatorio un impianto al coperto, Tor Vergata. Altrimenti, al Foro Italico >>. Ma il fascino della città, gli impianti e la bontà del dossier ( che dovrà esser obbligatoriamente presentato entro gennaio 2013, ndr) a corredo della candidatura non saranno assolutamente sufficienti, in assenza di una granitica unità d’intenti. Soprattutto se, oltre a quella di Madrid (e a quella più che probabile di Istanbul), si staglia all’orizzonte la candidatura più che autorevole di Tokyo che, invece, sembrava orientata, dopo iniziali perplessità, a rinunciare. Invece, sabato 16 luglio, in occasione dei festeggiamenti per i 100 anni del Comitato olimpico giapponese ( Joc), il suo Presidente, Takeda Tsunekazu, ha esclamato, alla presenza, tra gli altri, dello stesso Jacques Rogge: << L’altro ieri, abbiamo ricevuto una lettera formale di intenti da parte del Governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara, che è stata accettata ufficialmente nel corso della riunione del nostro board>>. E già, Ishihara, il 78enne potentissimo governatore di Tokyo, da poco riconfermato nella sua prestigiosa carica, la vera anima di questo sogno olimpico giapponese, per il quale si è impegnato e si è speso in prima persona. E la candidatura della capitale nipponica ha subito incassato, come avvenuto già per Roma, la “benedizione” entusiastica di Rogge: << Siamo estremamente felici e questa è una splendida giornata per la notizia che abbiamo avuto>>.
Se i Giochi olimpici del 1964 erano stati l’occasione per dimostrare al mondo e ai giapponesi stessi quanto potesse essere forte e compatto questo Paese, capace di rialzarsi dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, ora l’obiettivo è dimostrare che il Giappone è in grado di rialzarsi ancora una volta, dopo gli orrori dello tsunami dell’11 marzo che tante vite ha spazzato via e che ha lasciato in dote ai giapponesi anche l’enorme fardello di Fukushima. E allora, quale occasione migliore di un’Olimpiade per dimostrare di potersi riorganizzare e di poter continuare a far parte del novero di quei Paesi che “contano” per davvero? Cioè di una competizione che, oltre e prima ancora che essere sportiva, è una sfida sociale? Tokyo, per nulla intimorita dall’apparente indebolimento di una candidatura asiatica per l’effetto della già avvenuta assegnazione dei Giochi olimpici invernali del 2018 ai sudcoreani di Pyeongchang, potrà contare sui 4 miliardi di Euro già stanziati per la candidatura per le Olimpiadi del 2016, poi aggiudicate a Rio de Janeiro. E si trattava di un progetto già piuttosto bello di per sé, figuriamoci con una robusta implementazione delle risorse economiche…Tokyo è un avversario temibile perché già dal precedente progetto emergeva chiaramente che le due priorità del Cio, ossia l’avanzato stato della tecnologia in uso, e il basso impatto ambientale sulla città (da valutare, soprattutto, dopo la conclusione della manifestazione), erano state pienamente soddisfatte dai nipponici. Che, stavolta, godranno anche dell’incondizionato sostegno della popolazione ( il cui consenso si stima in circa il 70% sul totale degli abitanti). Ciò che era mancato clamorosamente nella corsa per i Giochi del 2016. Anche le città più colpite dallo tsunami hanno già garantito la massima disponibilità ad ospitare gare di qualificazione per lanciare un grande messaggio di unione d’intenti ( come avverrebbe da noi, con L’Aquila, già offertasi di ospitare alcune partite del torneo di calcio, ndr). Quell’unione che noi non dobbiamo assolutamente smarrire perché Tokyo, in vista del decisivo voto che si terrà il 7 settembre a Buenos Aires, è una rivale certamente temibilissima ( in attesa di capire cosa faranno anche gli Stati Uniti ed il Sud Africa, dando quasi per scontato che anche Istanbul si aggiungerà alla corsa), ma il più grande pericolo lo abbiamo in casa nostra, maestri nel farci del male da soli.
Daniele Puppo
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