Non è stato Hasci Omar Hassan a uccidere Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio nel 1994. Il processo di revisione, a Perugia, si è concluso con una sentenza di assoluzione “per non aver commesso il fatto”.
La sentenza restituisce la libertà a un uomo innocente, ma riconosce che 22 anni dopo i fatti gli assassini della giornalista e dell’operatore di Rai3 non hanno ancora un nome e un volto.
Hassan si è sempre proclamato innocente. Condannato a 26 anni di reclusione, ne ha scontati 17 in carcere; l’anno scorso è stato affidato ai servizi sociali a Padova. “Grazie ai miei avvocati che hanno sempre creduto nella mia versione”, ha detto dopo la lettura della sentenza: “Sono un uomo che non ha mai ucciso”.
In aula con lui c’era Luciana Alpi, madre della giornalista di Rai3, che lo ha sempre creduto estraneo al duplice omicidio. I due si sono abbracciati quando si sono incontrati in tribunale. Anche lei si è detta “molto contenta” per Hassan, “finalmente libero”. “Tuttavia, se è una grande giornata per lui, da parte mia devo dire che sono molto amareggiata e depressa”:
Ormai sono convinta che sulla morte di mia figlia e di Miran Hrovatin non è stato fatto nulla a livello di indagine. Sul caso si sono alternati negli anni ben cinque magistrati e tre procuratori. Eppure, nessuno è riuscito a porre fine alle troppe bugie, ai troppi depistaggi che hanno caratterizzato questa vicenda.
L’esito del processo era annunciato: a chiedere l’assoluzione dell’imputato era stato il Sostituto procuratore generale Dario Razzi. “Se è vero che Hassan è stato condannato – aveva detto nella requisitoria – dobbiamo avere anche il coraggio di ammettere che possa essere innocente”. Dall’analisi delle prove derivava “un quadro bianco senza immagini, senza niente”. Inattendibile il testimone-chiave – il somalo Ahmed Ali Rage, detto Jelle – che ha ritrattato le accuse contro Hassan prima in tv, nella puntata di Chi l’ha visto? andata in onda il 18 febbraio 2015, e poi davanti ai magistrati della Procura di Roma, che per interrogarlo sono ricorsi a una rogatoria internazionale.
“E quindi – ha concluso Razzi – la mia conclusione non può che essere una richiesta di assoluzione per non aver commesso il fatto”. Alle conclusioni di Razzi si sono associati il legale della famiglia Alpi e l’avvocato Stile, che nel processo rappresentava la Rai, oltre naturalmente a Natale Caputo, Antonio Moriconi e Douale Douglas, difensori dell’imputato.
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi a Mogadiscio, capitale della Somalia, il 20 marzo 1994. Erano appena tornati da un incontro fuori città con il sultano di Bosaso. Un commando di almeno sette persone, armate di mitra, fermò l’auto sulla quale stavano viaggiando e fece fuoco contro di loro, uccidendoli. L’autista e la guardia del corpo rimasero illesi, circostanza che fece pensare a un’esecuzione. Stavano lavorando a un’inchiesta su un traffico di rifiuti tossici e scorie radioattive, spediti in Somalia dall’Europa in cambio di tangenti e armi per le fazioni in lotta nella guerra civile.
F.M.R.
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