È arrivata ieri, a cavallo dell’esodo pasquale, la nuova legge sull’omicidio stradale che diventa così reato a sè e contempla pene più severe per i colpevoli che agiscono sotto effetto di alcol e droghe. A dare l’annuncio della pubblicazione del testo del ddl sulla Gazzetta Ufficiale è stato Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS (Associazione Amici della Polizia Stradale).
“Per Lorenzo, per Gabriele, per le vittime della strada. Per le loro famiglie. L’omicidio stradale e’ legge #finalmente” aveva esultato il premier Matteo Renzi su Twitter, il 2 marzo scorso, dopo l’approvazione definitiva al Senato con 149 sì, 3 no e 15 astensioni.
Carlo Giovanardi, ex Ncd e ora facente parte di GAL (Grandi Autonomie e Libertà) aveva definito il testo una serie di norme “folli che favoriscono drogati, ubriachi, pirati della strada” mentre il M5S si era rifiutato di partecipare al voto.
Soddisfatto il Pd, per il quale il ddl sulla sicurezza stradale era “una risposta seria alla domanda di giustizia troppe volte rimasta in questi ultimi anni inascoltata”.
Omicidio stradale: cosa è cambiato. Dai due a 7 anni di carcere per chi uccide, violando il codice della strada. La pena può variare a seconda del tipo di infrazioni commesse: rischia di più chi guida contromano, fa sorpassi a destra, viaggia oltre il limite di velocità e non si ferma ai semafori. Sono aumentati gli anni di carcere per chi uccide sotto effetto di ebbrezza grave (tasso alcolemico oltre 1,5 grammi per litro) o sotto effetto di droghe: entrambi i soggetti rischiano da un minimo di 8 a un massimo di 12 anni di reclusione. La pena aumenta anche se le vittime coinvolte nell’incidente sono più di una: il colpevole rischia fino a 18 anni di carcere.
Ma le responsabilità si aggravano anche per coloro che, sempre sotto effetto di stupefacenti o alcol, causano lesioni gravi (da tre a 5 anni) e gravissime (da 4 a 7). La variante più grave di omicidio stradale è quella che si applica ai camionisti e agli autisti degli autobus con un tasso alcolemico sopra gli 0,8 g/l.
In caso di omissione di soccorso, chi fugge dal luogo dell’incidente che ha causato avrà la pena aumentata da un terzo a due terzi e rimarrà in carcere per un minimo di cinque anni per omicidio e un minimo di 3 per lesioni. A chi verrà riconosciuto colpevole, e anche in caso di patteggiamento, verrà ritirata automaticamente la patente, che potrà essere ripresa dopo 15 anni in caso di omicidio e dopo 5 in caso di lesioni.
Scattano immediatamente le manette per chi viene sorpreso alla guida in caso ebbrezza grave o con elevati livelli di stupefacenti nel sangue. Raddoppiano infine i termini di prescrizione.
In un intervista del 2 febbraio a Radio Vaticana, Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione ANIA per la sicurezza stradale aveva espresso il suo appoggio al testo: “Con l’omicidio stradale si innalzano i limiti minimi e massimi di pena e si arriva ad un livello tale per cui i familiari delle vittime e le vittime stesse possano veramente vedere che giustizia è stata fatta”.
Secondo i dati registrati da Ania, ad essere maggiormente colpiti dalla piaga degli incidenti stradali sarebbero i cosiddetti utenti vulnerabili, cioè coloro che non hanno un abitacolo che li protegge, come i ciclisti, i pedoni e chi in generale si trova alla guida di un ciclomotore.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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