La Giunta per le immunità del Senato ha deciso per il non luogo a procedere nei confronti di Matteo Salvini, che in forza delle sue funzioni di titolare del dicastero dell’Interno bloccò per 19 giorni, nell’agosto 2019, al largo di Lampedusa, la nave della Ong Open Arms con 161 migranti a bordo. I voti Era stato il Tribunale di Palermo a chiedere che il leader della Lega venisse processato per sequestro di persona.
Con 13 voti a favore della relazione del presidente, Maurizio Gasparri (FI), 7 contrari e 3 senatori che non hanno partecipato al voto, la Giunta per le Immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega avanzata dal Tribunale di Palermo.
Il colpo di scena è stato messo in atto da Italia viva, con la dichiarazione dei suoi tre senatori di non partecipa al voto in quanto “non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria” e, soprattutto, sigmatizza il capogruppo di IV in Giunta Francesco Bonifazi, “dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati”.
Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che nel suo ruolo di presidente per la Giunta per le immunità del Senato ha relazionato la sua proposta di respingere la domanda di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini. Porposta accettata da Mario Michele Giarrusso, ex Cinque Stelle espulso dal MoVimento, indeciso all vigilia del voto di questa mattina.
Tra i voti che hanno pesato per il non luogo a procedere anche quello della senatrice dei 5 Stelle Alessandra Riccardi ora nel Gruppo misto, che aveva annunciato: «Voterò in dissenso al mio gruppo». Contro il processo, i 4 senatori di Forza Italia, i 5 rappresentanti della Lega, Alberto Balboni di Fratelli d’Italia, Meinhard Durnwalder delle Autonomie.
Per l’autorizzazione a procedere si sono espressi, invece, i 5 senatori M5s, Pietro Grasso di Leu, Gregorio De Falco del Misto e Anna Rossomando del (Pd) che ha motivato il suo via libera ai magistrati così: “Non si possono violare le leggi e comprimere la libertà delle persone in nome di una posizione politica e usare la salute delle persone come strumento di trattativa con l’Europa per la redistribuzione dei migranti. Per altro la disponibilità alla redistribuzione era già stata dichiarata dalle autorità europee.”.
In un colloquio con il Corriere, Salvini si era detto sicuro che l’Aula «mi manderà in tribunale. Conte sapeva e io rifarei tutto». Questa è la diretta del voto.
Gli altri casi legati a Salvini
Come sono andati, in passato, i voti sulle richieste di processo per Salvini per quanto deciso e messo in atto nei confronti delle navi delle Ong? Il Senato, nel marzo 2019, ha negato l’autorizzazione a procedere per il caso della nave «Diciotti». Il 12 febbraio scorso invece Palazzo Madama autorizzò la richiesta di via libera per quello della nave «Gregoretti» (qui la spiegazione del caso).
La vicenda della Open Arms
La vicenda della Open Arms fu una delle più lunghe e tormentate tra quelle che caratterizzarono il rapporto tra Salvini e le Ong. La nave rimase in mare in attesa di un porto di sbarco per 19 giorni, tra l’1 e il 20 agosto del 2019, proprio nei giorni in cui si consumava la crisi di governo. Sia l’Italia sia Malta negavano il porto di approdo finché la nave si avvicinò a Lampedusa, entrando nelle acque territoriali italiane. A quel punto, per far sbarcare i profughi fu necessario un «blitz» a bordo del pm di Agrigento Luigi Patronaggio — lo stesso che ha chiesto di processare Salvini — con due medici che constatarono la insostenibile situazione sanitaria. A quel punto sequestrò la nave, determinando di fatto la necessità di far scendere a terra i migranti. Subito dopo Patronaggio annunciò di voler indagare se c’erano state omissioni da parte di «pubblici ufficiali» (senza specificare quali) nel negare lo sbarco ai naufraghi.
A.B.
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