Tensione altissima sul salvataggio della Grecia, a meno di tre settimane dalla scadenza del piano di aiuti.
Dopo che i delegati FMI hanno abbandonato il tavolo delle trattative, il tanto temuto Grexit appare oggi tangibile come non mai. Intanto, la Cancelliera federale Angela Merkel, che secondo la Bild non nutre più alcuna speranza sul buon esito delle trattative con Atene, ha ammesso che un euro forte non sta aiutando le riforme e la ripresa nei paesi in crisi.
Ad Atene si lavora febbrilmente per scongiurare il default. Il primo ministro Alexis Tsipras ha convocato nel suo ufficio a villa Maximos una riunione d’urgenza con il suo vice Yannis Dragasakis, i ministri delle Finanze Yanis Varoufakis, dell’Economia Giorgos Stathakis e della Difesa Panos Kammenos, il leader del partito ANEL, al governo in coalizione con Syriza.
L’abbandono del tavolo delle trattative da parte dei delegati del Fondo monetario internazionale, avvenuto ieri sera, ha costretto tutti i protagonisti a prendere coscienza che l’uscita di Atene dall’euro è un’eventualità molto concreta, e per evitarla serviranno altri sforzi in extremis.
All’origine della mossa c’è un’incompatibilità di vedute sulla sostenibilità del debito greco. Il Fondo ha messo sotto accusa soprattutto il rifiuto netto di tagliare le pensioni e i sussidi di disoccupazione, mentre il governo continua a contestare la logica stessa dell’austerità.
“Non possiamo proseguire un programma che è chiaramente fallito”, ha dichiarato il premier martedì: “Non è possibile che ci si chieda di applicare misure che nessuno ha applicato in Europa”.
Ancora oggi, un rappresentante del governo ha dichiarato a Bloomberg di non accettare “tagli a stipendi e pensioni”, e puntare a “un avanzo primario più basso e alla ristrutturazione del debito”.
Insomma, se le trattative fra Atene e i creditori sono già finite nel migliore dei modi per quanto riguarda gli aspetti tecnici della questione, sull’altra metà della discussione, quella politica, le parti sono ancora molto lontane da un accordo.
Proprio questa impasse avrebbe convinto Angela Merkel dell’impossibilità di mantenere la Grecia nell’Euro. Secondo la Bild, che ha riportato l’indiscrezione, la conversione sarebbe avvenuta mercoledì notte, dopo un incontro a Bruxelles con Tsipras e il presidente della Repubblica francese François Hollande.
La replica del portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, recita: “Il nostro atteggiamento non è cambiato. Lavoriamo affinché la Grecia resti un membro dell’eurozona”. Ma la sensazione è che sia caduto il tabù che fino a pochi giorni fa imponeva di non parlare mai del Grexit.
“Dove c’è la volontà c’è anche una strada. Ma la volontà deve venire da tutte le parti”, ha dichiarato oggi la Cancelliera a Berlino, a un incontro con i rappresentanti della piccola imprenditoria tedesca.
Nella stessa occasione, Merkel si è espressa a favore di un euro debole, sconfessando di fatto la politica della Bundesbank e appoggiando in modo implicito il quantitative easing promosso dal presidente della BCE Mario Draghi.
A gettare acqua sul fuoco ha provato anche il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker, precisando che le trattative restano aperte e tutti gli interlocutori sono ancora in gioco.
“Non si può interpretare la decisione del FMI come un ritiro dai negoziati, credo che una soluzione sia necessaria, ho passato molto tempo con Tsipras ieri e mi aspetto di passarne ancora nei prossimi giorni”, ha detto Juncker.
Ma le sue dichiarazioni non hanno convinto i mercati finanziari: la borsa di Atene, che ieri aveva chiuso in netto rialzo, ma prima del colpo di scena del FMI, è scesa del 5,92%.
Il ribasso si è propagato a tutte le borse europee, contagiando anche i mercati dei titoli di Stato italiani e spagnoli. Tutti gli indici di Milano hanno perso circa il 2%, in linea con le altre piazze dell’Eurozona, e lo spread fra titoli italiani e tedeschi è salito a 142 punti.
All’insegna del pessimismo anche l’apertura della borsa di New York, con il Dow Jones in discesa dello 0,42%, il Nasdaq dello 0,46% e l’S&P500 dello 0,41%.
Filippo M. Ragusa
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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