Sarà per dissipare tutti i sospetti di un blitz sul quale restano versioni contrastanti che la Casa Bianca ha deciso, in base a quanto riporta l’Abc, di rendere pubblico il video della sepoltura in mare del nemico numero uno degli Usa. Ma, certamente, questo non basterà per fornire vere garanzie sulla morte di Osama Bin Laden.
Ed è anche per questo che, a quanto pare, il consigliere antiterrorismo John Brennan ha detto alla stessa emittente che l’amministrazione, con molta probabilità, diffonderà un’immagine del corpo di Bin Laden. Brennan ha però sottolineato che ciò verrà fatto con molta cautela, in quanto “non vogliamo fare nulla che metta a repentaglio la nostra abilità di conseguire un altro successo la prossima volta che prendiamo un altro di questi tizi”. Restano parecchi particolari oscuri, comunque, su quello che si profila come un vero e proprio giallo intorno a quanto accaduto al compound ad Abbottabad, a meno di 100 km da Islamabad. Una villa circondata da alte mura ma a pochi passi dalle caserme dei militari pakistani. Dopo l’11 settembre Osama bin Laden era diventato un vero e proprio ‘fantasma’: gli americani bombardarono per settimane le caverne sui monti afghani di Tora Bora, dove pensavano fosse nascosto, ma lui riuscì a fuggire, se mai c’era stato. Da allora si ritenne che vivesse nelle aspre zone tribali del Pakistan: per quasi dieci anni, fino alla scorsa notte, quando è ricomparso, solo per essere ucciso, in una grande villa a poche decine di chilometri da Islamabad. Lì viveva con almeno due sue mogli e sette suoi figli e vari collaboratori. Fra questi anche il ‘corriere’ che ha messo involontariamente la Cia sulle sue tracce, ucciso ne blitz. La grande magione era senza internet e collegamenti telefonici. E’ qui che in 40 minuti, come riferisce la Cia, si è messo fine alla storia di quello che per gli integralisti islamici è stato da sempre un mito. Ma è proprio sulle modalità dell’attacco che si insinuano i maggiori sospetti. Quando in Pakistan era da poco passata la mezzanotte, un commando di un 15-20 incursori dei Navy Seals giunti con un paio di elicotteri dall’Afghanistan, ha effettuato il blitz. Bin Laden, in base alle versioni ufficiali, ha combattuto ed è stato colpito alla testa. Nella sparatoria sono morti anche un suo figlio, due miliziani e una donna, usata probabilmente come scudo umano. Arrestate due sue mogli, sei figli e altri quattro collaboratori. Ma questa, appunto, è la versione degli Stati Uniti. La stampa pakistana, per esempio, rivela altri particolari che non sembrano affatto in sintonia con la prima tesi. Il proiettile che ha ucciso Osama bin Laden potrebbe essere stato sparato non da un membro del commando americano che ha investito la villa-fortezza ad Abbottabad, ma da un uomo della stessa sicurezza del capo di Al Qaida. Lo ipotizza il quotidiano “Dawn” di Islamabad. Il giornale cita un responsabile pachistano che ha visitato il luogo del blitz poco dopo la partenza delle ‘teste di cuoio’ statunitensi e secondo cui l’uomo più ricercato del mondo “potrebbe essere stato ucciso da una delle sue guardie, a cui aveva dato precise istruzioni di impedire che fosse catturato vivo”. La fonte ha aggiunto che “per quello che si comprende della dinamica dell’assalto da parte del team americano, è pressoché impossibile immaginare che Bin Laden possa essere stato ucciso con un solo colpo da uno degli attaccanti mentre opponeva resistenza”.Secondo altri siti e agenzie americani, in particolare l’Associated Press citata da Drudge Report, un’ultima registrazione di propaganda fatta da Osama bin Laden poco prima di essere ucciso potrebbe essere presto pubblicata. Lo sostengono fonti di intelligence Usa secondo le quali non é ancora chiaro se la dichiarazione in questione sia sotto forma di audio o di video, ma una fonte dei servizi ha detto che la cosa sta già girando nella rete utilizzata da al Qaida. Sempre per le stesse fonti i tempi della vicenda sarebbero coincidenti ma non vi sarebbero indicazioni che lui sapesse che le forze americane stavano giungendo a catturarlo. Nel compound comunque sono stati ritrovati in pc, dischi, memorie e materiale elettronico che per l’intelligence Usa rappresentano una vera e propria “miniera d’oro” di informazioni ultra riservate che saranno passate al microscopio da esperti in una località segreta in Afghanistan. Nel frattempo, il segretario generale della Nato Rasmussen, ha annunciato che la missione in Afghanistan continua, per “assicurare” che il Paese “non ritorni a essere un paradiso per i terroristi e gli estremismi, ma possa svilupparsi in pace e in sicurezza”. Eppure, da Oriente i talebani pachistani sembrano non essere affatto d’accordo. Promettono vendetta, mentre Hamas condanna l’uccisione. Gli analisti, invece, sono convinti che la parabola di Bin Laden fosse ormai arrivata alla fine. Lo dimostrerebbe la primavera araba che non si è servita di Al Qaida per rovesciare governi tirannici ma di azioni non violente e di manifestazioni pacifiche, represse con la forza, che invocavano comunque “democrazia e libertà”.
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