Arriveranno “a breve” le decisioni su “come gestire i crediti in sofferenza”. Lo dichiara il ministro Pier Carlo Padoan, a margine del Forum Pa.
Dopo il pungolo del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il numero uno di via XX Settembre garantisce che sul nodo dei crediti la soluzione arriverà in tempi ristretti.
Non lascia trapelare altro Padoan, ma la conferma che il Mef abbia già in mano un documento che configura il sistema della bad bank arriva dal viceministro Enrico Morando.
All’AdnKronos, Morando spiega che “il problema fondamentale” riguardo al provvedimento sulla bad bank è quello circa “il superamento delle osservazioni della Commissione Ue orientata a considerare aiuto di Stato le garanzie pubbliche sui prodotti derivanti dalla cartolarizzazione delle sofferenze. Noi pensiamo che sia un’operazione di mercato. Siamo convinti come governo dell’importanza dell’iniziativa”.
L’unico ostacolo all’intervento del Governo Renzi “per ora è rappresentato dall’Ue, con la quale siamo in trattativa per affinare il provvedimento. Stiamo insistendo perché si faccia presto” poiché con questo intervento si darebbe “una risposta importante per la ripresa dell’economia”.
“Le banche – spiega Morando – che hanno il timore che aumentando il credito possano crescere le sofferenze mettendo in difficoltà i loro parametri patrimoniali, liberate di una quota delle loro sofferenze avrebbero maggiori disponibilità per far fluire credito verso le imprese e in particolare quelle con maggiori difficoltà che operano sul mercato interno”.
Intervenendo per alleggerire dalle sofferenze gli istituti bancari si avrebbe “il merito di riportare il flusso del credito alle imprese in condizioni di normalità”.
Quella che tuttavia viene identificata come una soluzione pressoché definitiva al problema del credito, in Europa è già stata adottata da Spagna, Slovenia, Germania, Irlanda e Austria.
Lo schema non è unico, e in questo senso è importante vedere cosa proporrà il governo Renzi perché, ad oggi, ancora non si conosce quale sarà l’idea di bad bank italiana. Certo è che le performance registrate negli altri paesi non sono incoraggianti. La Sareb spagnola, costituita nel 2012, ha ricevuto 41 miliardi di euro da parte del fondo salva stati predisposto dalle istituzioni europee. Ha assorbito patrimonio immobiliare del quale le banche volevano liberarsi per circa 200mila unità. In due anni, però, i bilanci hanno fatto registrare perdite sempre più consistenti. Stesso Discorso per la Har austriaca, costituita nel 2009 e che oggi fa registrare passivi per 7,6 miliardi di euro. In Germania, che già nel passato aveva usufruito del sistema bad bank, sono state costituite, a un anno di distanza, due banche pubbliche, la Eaa e la FMS-Wertemanagement, per governare i fallimenti, rispettivamente, di WestLB e Hypo Real Estate.
In Irlanda, è stata costituita la National Asset Management Agency, in risposta alla crisi finanziaria divampata nell’isola nel 2009. Detenuta per il 51% da una cordata privata - la restante parte è in mano pubblica – la Nama ha rilevato i crediti deteriorati delle banche per 77 miliardi di euro. Il dato significativo è che, complice la ripresa economica, il debito emesso è già stato coperto per il 64%. Soprattutto, a differenza delle altre esperienze europee, la Nama non si limita al governo delle passività, anzi reinveste garantendo linee di credito per il settore dello sviluppo immobiliare. E questa crescita permetterebbe anche di pensare alla chiusura anticipata della bad bank di un paio di anni sulla tabella di marcia.
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