E’ sbagliata la traduzione della preghiera che secondo il Vangelo di Luca (11,1) fu insegnata da Gesù stesso ai suoi discepoli. Lo ha detto Papa Francesco, nella settima puntata del programma “Padre Nostro”, condotto da don Marco Pozza, in onda ieri sera su Tv2000, sottolineando che “non è Dio a indurci in tentazione, ma Satana”.
Dialogando con il giovane cappellano del carcere di Padova, don Marco Pozza, nel programma strutturato in nove puntate, ogni mercoledì, sull’emittente della Cei, il Vicario di Cristo osserva che nella preghiera più conosciuta e diffusa tra i cristiani, quel passaggio in cui si chiede a Dio di non indurci in tentazione «non è una buona traduzione» e ricorda che «anche i francesi hanno cambiato il testo con una traduzione che dice: “Non mi lasci cadere nella tentazione”… Sono io a cadere, non è Lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito». «Quello che ti induce in tentazione – ha ribadito Papa Francesco – è Satana, quello è l’ufficio di Satana».
Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) che sulla preghiera al “Padre Nostro” ha scritto un libro nel 1985, nell’udienza generale del 13 agosto 1986 aveva osservato come “la preghiera che Gesù ci ha insegnato” termini “quasi bruscamente, a differenza di tante altre preghiere del suo tempo, richiamandoci alla nostra condizione di esposti alle insidie del Male-Maligno. Il cristiano, appellandosi al Padre con lo spirito di Gesù e invocando il suo regno, grida con la forza della fede: fa’ che non soccombiamo alla tentazione, liberaci dal Male, dal Maligno. Fa’, o Signore, che non cadiamo nell’infedeltà a cui ci seduce colui che è stato infedele fin dall’inizio”. L’interpretazione era già quella successivamente confermata nel 2008, con l’ultima traduzione della Bibbia, riveduta e aggiornata dalla Conferenza episcopale che aveva corretto alcune “inesattezze, incoerente ed errori della traduzione del 1971-74”, tra cui quel “e non ci indurre in tentazione” che era stato cambiato con “e non abbandonarci alla tentazione” (ma liberaci dal male)». Si tratta in effetti della correzione di un grave errore teologico al quale da domenica scorsa, prima di Avvento, almeno la Francia ha posto riparo. Oltralpe infatti il passaggio della preghiera che recita: «Et ne nous soumets pas à la tentation» («E non ci indurre in tentazione»), è stato ufficialmente sostituito con: «Et ne nous laisse pas entrer en tentation» («Non lasciarci entrare in tentazione»), ritenuto più corretto.
A.B.
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