Nell’ Italietta delle ‘fatine’ e delle ‘anime candide’ (o dei ‘sepolcri imbiancati’?) i soliti noti si riempiono la bocca di paroloni di cui non arrivano nemmeno a capire il senso profondo e autentico: anti-razzismo, anti-fascismo, anti-populismo, anti-qua, anti-là… Basta un bello e urlato, ‘anti’ e si è miracolosamente a posto con la coscienza! Il resto non conta, la verità è un fastidioso ‘optional’… Buona solo se è comoda e non contraddice gli slogan.
Non c’è da meravigliarsi, allora, se – di fronte al massacro di Pamela a Macerata – si spacca ancora il capello per attenuare, diluire, confondere, mescolare, svirgolare… Per insinuare furbescamente dubbi sulle atroci responsabilità del ‘mucchio selvaggio’ di nigeriani che l’ha fatta a pezzi con una crudeltà disumana, rituale o no che fosse. Giuste le indagini accurate, sacrosanto il diritto alla difesa, equo rispettare le regole. Ma basta col nascondere! E spandere cortine fumogene, reiterando all’infinito la condanna (indiscutibile, ci mancherebbe) del folle, criminoso, gesto dello sbandato Traini e la solidarietà agli altri sei nigeriani (incolpevoli, loro) colpiti a casaccio dalla cieca ira di costui. Si usi la stessa inflessibile fermezza nei confronti di chi ha infierito su una giovane vita e l’ha immolata.
Ma no, questo naturalmente non avviene. Vietato associare l’immigrazione incontrollata con la delinquenza: “lesa maestà”! Beccarsi la sanguinaria mafia nigeriana e stare zitti: questo pretendono i recidivi della sinistra più stupidamente e colpevolmente buonista, imperterriti negatori di una drammatica realtà. Verità – per loro – uguale razzismo. Punto.
Mostra molto più coraggio e sincerità, non ha paura di dire come stanno le cose e di chiamarle col loro nome, non esita a sferzare i suoi connazionali il presidente della Nigeria. Una lezione, la sua, a chi – dalle nostre parti – si esercita nell’arte dello struzzo! Proprio in questi giorni – di fronte al fresco, impressionante, dato sul numero degli immigrati nigeriani reclusi nelle carceri occidentali (oltre 170 mila!) – Muhammadu Buhari, 72 anni – musulmano in un paese a maggioranza cristiana, un ex-generale dell’ esercito eletto nella primavera 2015 alla guida della Repubblica più grande, ricca, strategica e popolosa del ‘continente nero’ (190 milioni di abitanti e fiumi di petrolio) – è sbottato e, allarmato e infuriato, ha picchiato duro – non del tutto a sorpresa per chi lo conosce – contro i ‘peccati’ del suo popolo, invitandolo a smetterla di andarsene a seminare reati per il mondo, a cambiare registro, a restare in patria – piuttosto – e a rimboccarsi le maniche per far crescere e progredire la Nigeria, un nord ancora povero e un sud fiorente.
Proprio così, l’onesto Buhari ha dichiarato, confermato e sottolineato a un quotidiano londinese e ad uno tedesco: “Abbiamo messo a repentaglio la nostra immagine internazionale, guastato le nostre relazioni con Europa e America. Vogliamo continuare cosi’? A gestire il traffico della prostituzione e la tratta degli esseri umani? Ci conoscono, ormai. Non accusiamoli, poi, se non ci vogliono!”.
Parole come pietre, che hanno suscitato un largo dibattito in Nigeria. “Lo ha fatto perché sta perdendo la sua battaglia, mille volte promessa e sbandierata, contro la mafia e la corruzione e contro i jihadisti di ‘Boko haram”, commentano i suoi oppositori, parlando di mossa elettorale in vista dell’incerto voto presidenziale nel 2019. Può anche essere… Ma – intanto – l’ uomo che, nei lontani anni ’83-’85, governò già la Nigeria a capo di una giunta militare e ingaggio’ un’ aspra battaglia per la moralizzazione che gli costò il potere, ha squarciato il velo. Quel velo, che – da noi – copre ancora gli occhi degli irresponsabili.
Giovanni Masotti
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