Dimissioni della Cancellieri respinte “solo” per necessità, per Renzi l’appuntamento potrebbe essere solo rinviato.
Il quasi sicuramente prossimo leader di un Partito democratico sempre più allo sbando, Matteo Renzi, è preoccupato. Fortemente preoccupato. Lo sfascio del partito non fa dormire sonni tranquilli al sindaco di Firenze, pronto a ripartire per ricompattare e dare forza alle schiere di quanti nell'”assoluzione” del Guardasigilli Annamaria Cancellieri, hanno visto un cedimento senza precedenti anche per chi alla disciplina di partito è abituato per tradizione storica.
Stavolta però si è andati troppo oltre. Ed è proprio la consapevolezza che il Pd, in un futuro non lontano, potrebbe pagare sia in termini elettorali che di unità del partito, quel doloroso e lacerante strappo assolutorio in favore di un ministro stritolato in un mix di favoritismi, nepotismo e malaffare, che ha convinto Renzi a non chiudere la partita e a chiedere un secondo round che consenta di non perdere il partito oltre alla faccia.
In queste ore il candidato alla segreteria del Pd ha fatto sapere che il voto dei suoi in Parlamento è stato condizionato da una ragion di Stato che non condivide. La minaccia che un eventuale voto di condanna del ministro della Giustizia intrappolata negli affari sporchi della famiglia Ligresti avrebbe comportato inevitabilmente le dimissioni del governo Letta, è stata ingoiata come un boccone avvelenato.
Quella pressione indebita contrabbandata come cinica moral suasion, per non aggravare un quadro politico già ingarbugliato, ci è stata fatta pervenire “in maniera tanto perentoria quanto chiara”, fa sapere Renzi che non lesina critiche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sempre più fortemente trincerato in difesa dell’esecutivo delle “larghe intese”.
L’appuntamento con le dimissioni della Cancellieri sembra di capire che sia solo rinviato. Il nuovo corso del Pd che Renzi ha in mente, in caso di vittoria il prossimo otto dicembre, potrebbe iniziare proprio con le dimissioni del Guardasigilli, cui seguirebbe poi un inevitabile rimpasto. E a questo primo passo potrebbe seguirne poi un’altro, inconfessabile: il passaggio del testimone a Palazzo Chigi, magari nella prossima primavera.
La partita è dunque apertissima ed il caso Cancellieri appare sempre più per Renzi, un’occasione unica, irripetibile, per chiudere i conti oltre che con il governo anche con la vecchia nomenclatura del partito, quell’apparato indigesto controllato da D’Alema, Veltroni e Bersani che non gli ha mai negato sgarbi e dispetti, preferendogli, nella corsa alla segreteria, Gianni Cuperlo.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy