“Il patto di stabilità è sospeso. L’Italia ora può gestire meglio la crisi. Fine degli egoismi…”. A decretare, con parole coraggiose, la fine dell’austerità e l’inizio di una stagione economica e finanziaria nuova, è stata in queste ore, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Sembra ormai certo. Italia ed Europa possono finalmente togliersi dal collo il cappio del rapporto deficit-Pil ancorato al 3%. Una politica del rigore costata al Paese sacrifici e rinunce non indifferenti. Sullo sfondo di questa storica decisione ci sono ovviamente la paura e le conseguenze economiche che il Covid 19 con la sua scia di morti e contagi ha scatenato tra tutti partner di Bruxelles, ma i propositi sembrano sinceri. E la presidente Ue, nell’elogiare il ruolo del nostro Paese in questa fase difficile, parla di “esempio meraviglioso” che l’Europa dovrà prendere a modello.
“Quello che tutti abbiamo capito è che nessuno Stato membro può fronteggiare questa minaccia del coronavirus da solo. Dobbiamo lavorare insieme e aiutarci reciprocamente. Il virus non ha confini e l’Unione Europea è più forte quando mostriamo piena solidarietà: questo è quello che voglio trasmettere agli italiani, non solo a parole, lo dimostreremo anche con i fatti”.
Quella del 21 marzo 2020 rischia dunque di restare una data storica. Muore un inverno lungo e difficile quello dell’asfissia rigorista e si apre una stagione di collaborazione e solidarietà.
Ma ci troviamo davvero davanti al tramonto degli egoismi, dei poteri forti, della finanza esasperata? Finisce l’era della speculazione che ha impoverito tutti a vantaggio di pochi?
Si archivia per sempre quel processo che a partire dal 2008 ha trasferito indecentemente risorse incalcolabili dalle tasche dei lavoratori e degli Stati più deboli in quelle di banche e qualche Nazione più “sovrana”di altre come Usa, Germania e Francia, invitati speciali fissi ad un banchetto durato tredici lunghi anni?
La presidente Ue giura di si. Si apre la stagione di un nuovo ancora da definire ma praticamente si riparte da macerie. Ed in questo quadro sono i fatti che contano, al di là delle migliori intenzioni.
E’ davvero la fine degli egoismi? “Non permetterò più che prevalgano” dice la von der Leyen. Crediamole. Le indicazioni non mancano. Le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) saranno estese a tutti i Paesi?
E’ concreta la possibilità di utilizzare i coronavirus bond, così come proposto dall’Italia? “In questo tempo di crisi -dice la von der Leyen- stiamo guardando a tutti gli strumenti a disposizione per sostenere l’economia europea. Ogni strumento utile, sarà messo sul tavolo. Sì, stiamo valutando l’opzione dei coronavirus bond e altre. La Commissione, e questo è importante per l’Italia, concederà la massima flessibilità sugli aiuti di Stato e sul Patto di stabilità, così il governo italiano potrà aiutare le imprese e il mercato. Questo significa che il vostro esecutivo potrà mettere nell’economia tanto denaro quanto serve. Le normali regole di bilancio, quelle sul debito ad esempio, non saranno applicate in questa fase”.
“Poi abbiamo un’iniziativa per gli investimenti. Soldi che vengono dai fondi strutturali inutilizzati, che l’Italia non potrebbe più usare e che invece noi lasciamo a disposizione. I fondi -continua la von der Leyen- potranno essere usati in tutti i settori considerati prioritari: sono 11 miliardi. L’Italia potrà investirli nelle piccole e medie imprese, o per la disoccupazione di breve termine o altro. In più, -aggiunge- attraverso la Banca europea per gli investimenti, forniremo 8 miliardi di garanzie a livello europeo per i prestiti che le Pmi possono usare. La Commissione ha messo sul tavolo un pacchetto fortissimo che si completa con la nuova potenza di fuoco annunciata dall’Ue…”.
750 miliardi come chiarito dalla presidente della Bce, Cristhine Lagarde, che si aggiungono ai 350 già messi sul tavolo dalla Commissione per l’emergenza sanitaria.
L’inizio sembra far sperare bene. L’importante ora è la discontinuità con il passato. Errori e ripensamenti porterebbero al disastro non solo economico e finanziario ma anche politico di questa nuova Europa nata sotto il segno del virus si, ma anche della speranza.
Enzo Cirillo
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