Follia ultrà a Torino
Altro giro, altra squallida esibizione della parte più becera del tifo italiano. Stavolta, riflettori puntati sull’Olimpico di Torino. Di scena, il derby della Mole. Sarebbe stato bello parlarne per la prima vittoria del Toro dopo ben 20 anni di bocconi amari, ma ancora una volta a prendersi la scena sono stati i soliti “fucking idiots”.
L’accoglienza riservata al pullman juventino
Prima, la “calorosa” accoglienza riservata da alcuni ultras granata al pullman juventino, bersaglio di una fitta sassaiola. Solo un vetro rotto e tanto spavento per squadra e staff tecnico bianconero. E’ andata bene.
Poi, un gruppo di tifosi del Toro ha tentato di sbarrare la strada al mezzo, salvo poi ripiegare su una più amichevole sequela di pugni, calci e insulti. Esplosi, nell’occasione, anche due petardi di notevole dimensione. E’ andata ancora bene.
Quindi, all’interno dello Stadium, l’immancabile risposta dei dirimpettai bianconeri: una bomba carta veniva lanciata verso il settore torinista. E’ andata meno bene: nove feriti. Per fortuna non gravi. E’ andata di lusso, se, invece, si considera la dinamica dell’aggressione.
A margine di questa escalation d’odio, la partita. Ormai, sempre più un’appendice del vero “spettacolo”.
Pronte, come sempre, le parole di condanna espresse da Agnelli, Cairo e Tavecchio. Parole, appunto. Per i fatti, ripassare in un altro momento.
Quanto alla vicenda del campo, il Toro, autore di una prestazione molto generosa e un briciolo fortunata (2 i pali colpiti dalla Juve), ha fatto il colpaccio e, visti i tracolli di Samp e Fiorentina, torna prepotentemente in corsa per un posto in Europa League. Ennesima pagina da incorniciare in una stagione sin qui fantastica per i granata. E alzi la mano chi pensava ad una prospettiva simile per gli uomini di Ventura, dopo le cessioni di Immobile e Cerci. Quanto alla Juve: chi di episodi ferisce, di episodi perisce, verrebbe da dire dopo la discutibile qualificazione in semifinale di Champions ai danni del Monaco. In realtà, non è un caso che la squadra di Allegri riesca ad ottenere il risultato laddove questo urge di più. Un derby perso può dar fastidio, ma la festa scudetto è solo rimandata.
Miro Klose, protagonista e autore dell’illusorio vantaggio con il Chievo
A strozzare nelle gole juventine la gioia tricolore, la Lazio, staccata di 14 lunghezze, ma la soddisfazione tra i quasi 50.000 che hanno gremito l’Olimpico della Capitale è davvero platonica: in realtà, l’occasione di piazzare l’allungo forse decisivo in ottica secondo posto era ghiottissima e il pareggio con il Chievo potrebbe avere, a giochi fatti, un peso insopportabile. Mancavano De Vrij, Parolo, Cataldi, Biglia e, nella rifinitura del sabato, aveva alzato bandiera bianca anche Mauri, è vero.Oltre ai lungodegenti Gentiletti e Djordjevic. E anche Klose non stava benissimo. Non si poteva pretendere altrettanta qualità da Ledesma e Onazi. Il Chievo, poi, vanta una tradizione molto favorevole nell’Olimpico laziale. Tutto giusto. Ma partite come queste vanno, comunque, portate a casa. A maggior ragione quando si ha la bravura di sbloccarle. Nel caso, grazie ad un’accelerazione prepotente culminata con un destro al bacio sul palo lungo di Miro. Invece, la cicala biancoceleste, pur non giocando la sua miglior partita sul piano del ritmo (e non poteva esser diversamente, viste le succitate assenze), ha avuto il torto imperdonabile di sbagliare l’impossibile sotto porta. Complice anche un grande pomeriggio dell’ex Bizzarri. Poi, però, dopo l’ora di gioco, la benzina è finita. Paloschi, innescato da una deviazione tanto sciagurata quanto sfortunata di Mauricio, ha pareggiato i conti con un bolide sotto la traversa e, nel finale, i “pandorini”, hanno rischiato persino il colpo grosso.
Urge un’immediata ripresa. Il calendario, che vede la Lazio impegnata in gare dall’altissimo coefficiente di difficoltà nelle ultime quattro giornate, non può assolutamente permettersi altri passi falsi.
La Roma, invece, di scena nella S. Siro nerazzurra nell’anticipo del sabato, ha fornito una delle migliori prestazioni degli ultimi, brutti mesi. Ma non è bastato per evitare la quarta sconfitta in campionato. E, tutto sommato, alla fine, l’Inter non ha neanche rubato nulla: la squadra di Mancini, in cerca del risultato di prestigio (mai una vittoria su una big prima) ha chiuso con quattro punte più Hernanes e Kovacic davanti alla difesa. Con Icardi che, dopo due errori grossolani davanti a De Sanctis, ha aggiustato la mira giusto prima del triplice fischio. Nei suoi “parecchi) limiti, i nerazzurri ci hanno almeno provato.
Dietro alle due romane, ma non è più una notizia, scalpita furente il Napoli che, con la Samp, ha portato a 16 il bottino di reti nelle ultime cinque partite giocate (Europa League compresa). La squadra di Benitez continua a prender gol e a mostrare un’evidente squilibrio ma davanti stanno tutti benissimo. Ora, il distacco è sceso a soli due punti dalla Roma e a tre dalla Lazio. La lotta Champions ha ufficialmente una terza protagonista.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy