Svolta nella lotta alla pedofilia nella Chiesa cattolica: all’interno della Congregazione per la dottrina della fede sarà aperta una sezione che giudicherà i vescovi rei di aver ostacolato processi penali contro i sacerdoti delle loro diocesi.
Prosegue dunque il giro di vite di papa Francesco contro gli abusi compiuti da ecclesiastici, dopo l’arresto, a settembre, dell’ex nunzio apostolico a Santo Domingo Jozef Wesolowski.
La nuova sezione giudiziaria, che assorbirà la vecchia sezione disciplinare dell’ex Sant’Uffizio e sarà presieduta da un Arcivescovo segretario, potrà giudicare i prelati in base alla nuova definizione del reato di “abuso d’ufficio episcopale”.
In altre parole, oltre a sanzionare gli abusi compiuti dagli ecclesiastici contro minori e disabili, potrà punire i vescovi che mettono i bastoni fra le ruote alla giustizia ordinaria. La prassi è nota, e di solito consiste nell’ostacolare le procedure attraverso varie pratiche ostruzionistiche, ad esempio spostandoli di parrocchia in parrocchia.
La competenza ad esaminare le denunce a carico dei prelati spetterà alle Congregazioni per i Vescovi, per l’Evangelizzazione e per le Chiese orientali.
Ad annunciarlo in una conferenza stampa è stato padre Angelo Lombardi, Segretario di Stato vaticano.
Dal punto di vista strettamente giuridico, ha spiegato padre Lombardi, non si tratta di una rivoluzione, ma di una reinterpretazione di strumenti già presenti nell’ordinamento del diritto canonico.
La riforma potrà però avere un impatto molto maggiore nella vita della Chiesa, se, come sperano i suoi ideatori, costringerà tutti i prelati a rispettare il principio di assunzione di responsabilità, uno dei punti del programma di modernizzazione delle strutture ecclesiastiche più cari a papa Francesco.
A presentare la proposta è stata la Pontificia commissione per la tutela dei minori presieduta dal cardinale statunitense Sean Patrick O’Malley. Della commissione fanno parte Mary Collins e Peter Saunders, che da bambini hanno subito abusi da parte di religiosi.
La riforma è stata discussa nell’ultima riunione del C9, la commissione di nove cardinali che aiuta il Pontefice a definire il suo programma di riforma della Curia. Approvata all’unanimità, è stata sottoposta al Papa, che “ha concesso l’autorizzazione affinché siano fornite risorse adeguate per conseguire questi fini”.
Ci vorrà del tempo, com’è ovvio, perché la riforma sia operativa: padre Lombardi ha parlato di “un periodo di cinque anni in vista di ulteriori sviluppi delle presenti proposte e per il completamento di una valutazione formale della loro efficacia”.
La risoluzione di oggi potrebbe anche aiutare a chiarire la posizione del potente cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, una carica equivalente a quella di ministro delle Finanze del Vaticano, e membro del C9.
Pell è stato accusato proprio di quei comportamenti ostruzionistici che la riforma mira a colpire: quando era vescovo di Melbourne, tra il 1996 e il 2001, avrebbe coperto gli abusi compiuti da un suo sottoposto, don Gerald Ridsdale.
Fra gli accusatori c’è anche Peter Saunders, che lo ha definito “un insabbiatore” e “un sociopatico”.
Il porporato, però, ha collaborato attivamente con gli inquirenti australiani, ha negato di aver mai ostacolato la giustizia da vescovo, ma ha ammesso che ciò possa essere accaduto all’interno della diocesi, e ha incolpato i suoi predecessori di criminali negligenze in proposito.
In sua difesa, alcuni giorni fa, è intervenuto anche padre Lombardi, che ha aggiunto che occuparsi di casi singoli non spetta alla Commissione per la tutela dei minori.
Il cardinale O’Malley gli ha dato ragione, ma nel suo comunicato si legge che “la commissione considera essenziale che coloro che sono in posizioni di autorità nella Chiesa rispondano tempestivamente, trasparentemente e con il chiaro intento di permettere il raggiungimento della giustizia”.
F.M.R.
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