Undicimila sono le pensioni d’oro in Italia. Undicimila persone, su un totale di 16,6 milioni di pensionati, possono contare ogni mese su un assegno superiore ai diecimila euro, a fronte di più di 7 milioni di persone (42,6 %) che viaggia sotto i mille euro mensili.
I dati arrivano dall’Istat e fanno riferimento al 2012, primo anno dalla riforma Fornero, quella le cui imponenti modifiche al sistema pensionistico non vedono tanto adesso quanto soprattutto negli anni a venire. L’Istituto nazionale di statistica fornisce anche la percentuale, il 38,7%, di pensionati che riscuotono tra 1.000 e 2.000 euro, di quelli (13,2%) tra 2.000 e 3.000 euro, mentre il 4,2% si posiziona tra 3.000 e 5.000 euro e il restante 1,3% percepisce un importo superiore a 5.000 euro.
La media ha stabilito anche che ogni ex lavoratore in Italia percepisce 16.314 euro l’anno, che il 67,3% dei pensionati è titolare di una sola pensione, il 24,9% ne ha due, il 6,5% tre mentre il restante 1,3% (stessa percentuale di pensionati con rendita vitalizia superiore a 5mila euro) è titolare di quattro o più pensioni.
Il 26,5% dei pensionati ha meno di 65 anni, il 50,0% ha un’età compresa tra 65 e 79 anni, il 23,5% ha più di 80.
E su questo argomento il governo cosa dice? Questa mattina il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al termine dell’Ecofin ha rilasciato una dichiarazione che intendeva essere rassicurante e invece è risultata sibillina:
«Le pensioni, come ha detto il premier Renzi chiaramente, non si toccano», ma «i dettagli andranno ancora discussi».
Quali dettagli? Nell’enigmaticità delle parole del professore di economia alla Sapienza di Roma, ex-consulente della presidenza del consiglio tra 1998 e il 2001, vice segretario generale e capo economista dell’Ocse oltre che attuale presidente dell’Istat in pectore, si nasconde l’incertezza di un futuro pensionistico migliore per coloro che l’anzianità lavorativa per riscuotere il vitalizio l’hanno maturata.
Quanto invece alle preoccupazioni di chi la pensione forse non la raggiungerà mai c’è da registrare l’altro dato Istat riguardante la disoccupazione che a febbraio ha toccato quota 13%. E’ il tasso più alto sia dall’inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977. A febbraio il numero di disoccupati supera la soglia dei 3,3 milioni. Il tasso dei giovani tra i 15 e i 24 anni senza lavoro è pari al 42,3%, in diminuzione dello 0,1% su gennaio, quando aveva toccato il picco, ma in aumento del 3,6% su base annua.
“Sconvolgente”, il commento del presidente del Consiglio Matteo Renzi che nel suo Jobs Act prevede modifiche al dl lavoro come estendere fino a 3 anni i contratti di lavoro a tempo determinato senza causale e con la possibilità di otto proroghe.
Al momento, però, nessuna notizia su un possibile aumento del numero di posti di lavoro. Quello su cui soprattutto i giovani contano molto.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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