Sono solo “illazioni di stampa su rumors della Nia”, assicura Staffan De Mistura, l’inviato del governo per la vicenda dei due marò reclusi da quasi due anni nel carcere di Kerala. Secondo quanto riferito quest’oggi dalla stampa locale, invece, l’Agenzia nazionale d’investigazione indiana (Nia), incaricata dell’indagine sull’uccisione dei due pescatori avrebbe chiesto nel suo rapporto che i due fuciieri del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, siano giudicati sulla base di una norma approvata nel 2002 che prevede anche una condanna alla pena capitale. Il rapporto sarebbe stato inviato lunedì sera al ministero degli Affari esteri e al dicastero dell’ Interno a Nuova Delhi.
Il capo della diplomazia indiana Salman Khurshid, nei mesi scorsi, aveva assicurato che i due marò, in caso di comprovata responsabilità, non sarebbero stati condannati alla pena di morte.
“Quando ci sarà la presentazione del rapporto della Nia con le loro conclusioni, che non fanno testo perché si tratta solo di un rapporto, allora avremo idea di qual’è la posizione della Nia e il governo italiano potrà far valere gli argomenti in favore dei fucilieri- ha assicurato in un’intervista all’agenzia di stampa TMnews Staffan de Mistura – Siamo pronti con mosse e contromosse”. “Reagiremo a fatti concreti – ha commentato ancora – In passato abbiamo scoperto quante volte le illazioni non sono state poi confermate dai fatti”.
Per la liberazione dei nostri militari il 23 novembre a Roma hanno sfilato insieme alle famiglie dei marinai centinaia di persone, la Fanfara degli Alpini, altri gruppi militari provenienti dalle più svariate città d’Italia e gli attivisti di CasaPound. Passando davanti al Campidoglio, ai piedi della scalinata, sono partiti slogan all’indirizzo del sindaco, Ignazio Marino, per la sua decisione di rimuovere dal palazzo comunale le gigantografie dei due militari.
In occasione di questa manifestazione Salvatore Girone ha voluto inviare, tramite la moglie, il seguente messaggio:
“Ogni giorno che passa sento sempre più il dovere di mantenere alto l’onore di un soldato italiano e della nazione. Nella nostra situazione qualunque soldato e qualsiasi Paese lotterebbe per far sì che vengano riconosciuti i diritti propri e internazionali e nel nostro caso anche la propria innocenza”.
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