Il tennis da azzurro diventa rosa shocking. E’ finito con un sonante 4-0 alla Russia il weekend cagliaritano che ha consegnato la quarta Fed Cup alle nostre fantastiche “sorelle d’Italia” e a capitan Barazzutti. E’ il quarto titolo in quello che si può definire il campionato del mondo di tennis a squadre femminili. Un successo annunciato, viste le numerosissime defezioni tra le fila capitanate dal sempiterno Tarpischev, ma non per questo così semplice (basti pensare alla stagione massacrante cui sono state sottoposte le nostre due migliori giocatrici, Errani e Vinci, costrette a sobbarcarsi per ogni torneo singolari e doppi) e, comunque, splendido, per la fantastica risposta del pubblico sardo (tutto esaurito al Tc Cagliari con 10000 spettatori equamente divisi tra le due giornate di gara per la soddisfazione del presidente della Fit, Angelo Binaghi, sardo doc e per la sorpresa di un Giovanni Malagò, presente sulle tribune, che non aveva lesinato perplessità sulla scelta della location), e, numeri alla mano, storico, per lo Sport italiano tutto e non solo per il tennis. E poi, se tutte le più quotate rivali russe hanno preferito riposare chiudendo anzitempo le proprie fatiche stagionali o addurre flebili motivazioni legate ad infortuni veri o presunti (Kuznetsova) o hanno scelto la ben più remunerativa ma infinitamente meno prestigiosa vetrina del Master B (quest’anno a Sofia e c’erano Pavlyuchenkova, Kirilenko, Vesnina, Makarova ), come ben detto dalla Errani “sono problemi loro. Io non la avverto certo come una diminuzione. Anzi, metto questa vittoria tra le più belle della mia carriera”. Come darle torto. E, nonostante la fatica di una stagione dove era chiamata a confermare i risultati straordinari del 2012 (con le ciliegine di una finale al Roland Garros in singolare e le vittorie in coppia con la Vinci negli Slam francese e Usa), Sarita, pur non replicando le medesime prestazioni di punta (un solo torneo vinto in singolare, ad Acapulco, a fronte dei ben urrà dell’anno passato e un solo Slam, quello australiano, con Roberta) e lamentando, durante gli Us Open di soffrire troppo la pressione di dover soddisfare aspettative molto elevate, è riuscita a confermare un livello di competitività di assoluta eccellenza chiudendo questo 2013 al n. 7 del ranking Wta in singolare e n. 1 in doppio, sempre al fianco dell’altra “cichi”. La sua ciliegina stagionale l’ha, invece, piazzata proprio qui, a Cagliari. E non potevano essere né la giovanissima (18enne e n. 236 del mondo) Khromacheva ieri, né la Kleybanova, un passato neanche lontano da n. 20 Wta e una vittoria incredibile sul linfoma di Hodgkin alle spalle che l’ha fatta rotolare in classifica (ora è n. 183), a sbarrarle il passo. Due vittorie nette, la prima per 6-1 6-4 ma con qualche patema nel secondo set (un break sotto), l’ultima, quel del 3-0 e della matematica certezza del successo azzurro, con un perentorio 6-1 6-1 in appena 58’. Quest’ultima sì una mera formalità. Ma merito della n. 7 del mondo, tranquilla, solida e in grado di abbinare alla consueta regolarità anche una notevole e costante profondità di colpi condita da qualche variante sul tema (impeccabili drop shots). Troppo per un’avversaria potente ma, se spostata, fallosa e lenta. Ben altre le difficoltà che aveva dovuto superare nel singolare d’apertura l’altra “cichi”, Roberta Vinci, anch’essa protagonista di una stagione con i fiocchi (n. 13 Wta e . a giugno, n. 11, suo best ranking in singolare, il tutto impreziosito da due successi stagionali nel circuito maggiore) e autentica mattatrice nella complicata semifinale di Palermo, ad aprile, contro le bicampionesse in carica della Rep. Ceca. Roberta, a conferma che in Fed Cup come in Davis le classifiche hanno un peso veramente molto relativo, ha dovuto sudare per ben 3 ore e 13 minuti per aver ragione di Alexandra Panova, n. 135 Wta e giocatrice meglio classificata tra le russe presentatesi a Cagliari (pensate, è solo la 12° russa in ordine di ranking, a testimoniare quanto fosse modesta la squadra schierata da Tarpischev) in un match cominciato male (5-7 per la Panova il primo set e molti errori gratuiti per Roberta, limitata anche da un fastidioso torcicollo), proseguito malissimo (5-2 e servizio per la russa nel secondo) con ben tre match point non trasformati dalla rivale che hanno rimesso in partita la tarantina. Lì cominciava un altro match con Roberta che, visto il baratro a un passo, lasciava andare braccio e racchetta per sfoggiare tutto il suo miglior repertorio di tennis classico contro un’avversaria irretita dalla paura di vincere, e rimontava sino a far suo il secondo parziale, chiusosi anch’esso per 7-5, e a issarsi a 2-0 nel terzo e decisivo parziale. Sembrava la consueta vicenda della giocatrice più forte e strafavorita che, dopo aver rischiato la sconfitta, risale e chiude il match senza ulteriori patemi. Invece no, complici anche i crampi, Roberta si faceva agganciare e superare sino ad andar sotto addirittura di un break con la Panova di nuovo avanti 3-2 e servizio. Lì, Roberta richiamava a sé tutte le residue energie, soprattutto nervose, e, trascinata dal caldissimo pubblico cagliaritano e dal costante e persino commovente incitamento delle compagne a bordo campo con una scatenata Schiavone a guidare la “clàque” azzurra (presente in tutte le gare, Francesca, ad onta delle polemiche suscitate per la sua richiesta di non esser convocata per ritrovare la giusta serenità in vista di importanti decisioni circa il suo futuro agonistico) a testimonianza di quanto questo gruppo sia unito e composto da autentiche amiche anche fuori dal campo, più che mai “sorelle d’Italia”, riusciva a strappare il servizio alla Panova , per poi restituirlo e mandare la russa a servire per il match sul 5-4 con un quarto match point a disposizione. Inutilmente. La Vinci recuperava ancora e, poi, nel serrato testa a testa finale, riusciva a piazzare l’allungo decisivo per l’8-6 finale che consentiva a Sara di affrontare il suo singolare senza l’ansia supplementare di dover recuperare da un inopinato 0-1. Le emozioni di questo Italia-Russia sono condensate tutte in questo match dai contorni a tratti drammatici (anche la Panova accusava fatica e stress e chiedeva l’intervento del massaggiatore a inizio terzo set) ma che ha dimostrato, ancora una volta, perché il gruppo guidato da Barazzutti sia così granitico.
A punteggio acquisito, il 4-0 di ieri l’hanno, invece, firmato Pennetta e Knapp (altra reduce da un infinito calvario costellato di infortuni) in doppio battendo per 4-6 6-2 10-4 Gasparyan-Khromacheva.
Per questo fantastico gruppo di giocatrici (nel corso degli anni, l’unico innesto di rilievo è stato quello della Errani in luogo della sfortunata Mara Santangelo, presente a Charleroi nel 2006) si tratta della quarta affermazione nella massima competizione mondiale a squadre, dopo quelli del 2006, 2009 e 2010. Peccato solo non aver potuto affrontare la miglior Russia in un ideale “spareggio” tra le due nazionali egemoni negli ultimi anni della manifestazione (le russe avevano vinto nel 2005, 2005, 20007 e 2008).
Il futuro, comunque, si presenta ancora foriero di grandi soddisfazioni per i nostri colori. Errani e Vinci hanno dato idealmente e senza clamori o polemiche il cambio alle sempiterne Pennetta e Schiavone e, all’orizzonte, c’è già una Camila Giorgi che scalpita.
Un futuro “rosa shocking” che avrà la prossima tappa negli Usa, a febbraio, nel primo turno dell’edizione 2014.
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