L’Aula della Camera conferma la fiducia al governo Berlusconi sulla manovra economica. I sì sono stati 316, 284 i no , 2 gli astenuti. La manovra economica da lacrime e sangue con un impatto di oltre 70 miliardi è dunque legge dello Stato. Proprio l’aula di Palazzo Madama ieri ha approvato il nuovo testo del decreto che a Montecitorio è arrivato blindato; le opposizioni, infatti, hanno evitato già in serata alla commissione Bilancio della Camera l’ostruzionismo, cosa apprezzata persino da Napolitano che ha parlato di “miracolo”.
Anche se sono emersi solo all’ultimo momento dei risentimenti sono rimasti comunque celati dietro la necessità di approvare rapidamente la manovra, come il taglio lineare del 5 e poi del 20% delle agevolazioni fiscali nel 2013 e nel 1014 che non esclude le famiglie e spazia da ristrutturazioni ad asili, da tasse scolastiche a detrazioni sul lavoro. Il nuovo testo rafforza la portata degli aggiustamenti sui Conti pubblici già nel 2011, facendo sì che l’intervento complessivo arrivi a 70 miliardi, come ha sottolineato il ministro Giulio Tremonti, che ha ammonito: se l’Italia non taglierà il debito, questo “mostro divorerà il futuro” del Paese. Tremonti ha evocato il Titanic, e il presidente della Repubblica Napolitano ha ammonito: “Nel prossimo futuro occorreranno altre prove di coesione”. Il che fa capire il timore che la manovra possa non fermare la speculazione sui titoli di Stato; e se lunedì si presentasse questo scenario le risposte che dovrebbe dare la politica sono tutte da costruire. Anche il presidente del Senato Schifani ha ringraziato per “il senso di responsabilità” le opposizioni. Queste però pur rivendicando questo “senso dello Stato”, con i capigruppo al Senato Anna Finocchiaro (Pd), Giampiero D’Alia (Udc) e Felice Belisario (Idv) hanno criticato i contenuti. Con il passar delle ore emerge quel che era chiaro emergesse: vale a dire che il decreto colpisce le fasce sociali già in difficoltà, e cioé i lavoratori dipendenti e i pensionati, quelli che dovrebbero sostenere i consumi interni, che sono invece stagnanti. Stefano Fassina, responsabile economia del Pe, ha definito “vergognosa” la manovra che non ha nemmeno sfiorato i grandi patrimoni e le rendite finanziarie: “siamo responsabili, ma non corresponsabili”, ha detto il vicesegretario Enrico Letta, che in questi giorni ha intessuto tutti i rapporti istituzionali. Parole che lasciano capire come il clima di coesione non durerà, perché sono troppo diverse le ricette per il Paese. E infatti lo stesso Letta e Antonio Di Pietro hanno rilanciato la richiesta che dopo la manovra Tremonti e tutto il governo di dimettano e si vada alle le urne o, secondo Letta, a un governo diverso. Richieste respinte dal Pdl, per il quale in particolare un governo tecnico metterebbero in mano alla speculazione. La maggioranza invita il governo “in qualche modo ad attivarsi affinché i costi della politica, che sono contemplati nel provvedimento, possano tempestivamente e rapidamente affiancarsi alle altre misure qui previste”: lo ha detto nell’Aula della Camera il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Giancarlo Giorgetti chiudendo il suo intervento sulla Manovra che sarà approvata definitivamente nel pomeriggio dall’Assemblea. In tutta questa bagarre non poteva che intervenire il cardinal Bagnasco. La famiglia – sottolinea il cardinale – “deve poter essere difesa e tutelata perché è la base della società civile”. Per poter difendere la famiglia, ha aggiunto il porporato, “è necessario difendere il lavoro perché se non c’é lavoro o se questo è precario è impossibile formarsi una famiglia. Penso in questo senso ai giovani”. Ma, ora, la manovra è legge.
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